DISCEPOLO MEDIO

Si parla spesso di italiano medio o di uomo medio per indicare sostanzialmente la mediocrità che connota la massa… l’uomo medio non è cattivo, è semplicemente normale, senza particolari qualità… direi quasi scontato e prevedibile. Ecco: con tutto il dovuto rispetto per la innegabile santità di Pietro espressa dopo la Pentecoste e che lo ha portato al martirio nel nome di Cristo, mi sentirei di dire che, nella fase della sua sequela nel tempo della vita pubblica di Gesù, è riuscito ad impersonare perfettamente il discepolo medio! Sì, Pietro incarna tutte le fragilità e le povertà proprie del credente che si avventura nella via della fede! Nella pagina di oggi c’è l’ennesimo richiamo di Gesù nei suoi confronti… mi fa troppa tenerezza Pietro, non ne indovina una! «Pietro disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di Giovanni?”. Gesù gli rispose: “A te che importa? Tu seguimi”». A chi non è capitato di chiedersi: che ne sarà di mio marito o di mio figlio in ordine al destino eterno? Oppure che fine farà quella tal persona che si è comportata in maniera difforme dal dovuto? Ebbene: Gesù ci dice esplicitamente che non è faccenda nostra! A noi è solo richiesto di seguirlo! Il resto è pettegolezzo… Buona giornata

IMPARARE A VIVERE IL PRESENTE

Quale uomo, quando sta bene, pensa che un giorno starà male? Quale uomo, nel pieno delle forze, medita sull’evento della morte? Difficilissimo: se un uomo lo fa è per brevissimo tempo e con superficialità… altrimenti si lascia irretire dalla paura e dal terrore! È interessante l’incontro che Gesù risorto fa con Pietro al lago di Tiberiade: dopo averlo fatto ragionare sul suo rinnegamento e avergli manifestato il suo amore oltre il rinnegamento gli rivolge queste parole «”Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. E, detto questo, aggiunse: “Seguimi”». Gesù non ha mezzi termini: annuncia a Pietro il martirio! Non ci sono giri di parole: la sequela prevede il medesimo destino del Maestro! Ma non è questa la questione su cui giocare la vita: ciò che è richiesta è semplicemente la sequela! Come cambia la vita se impariamo a non stare a immaginare la vita secondo le nostre paure… se mettiamo in conto inevitabili  fatiche e sofferenze ma ci decidiamo semplicemente di giocarci per il vangelo, giorno per giorno! Che cosa importa pensare come sarà il nostro futuro: occupiamoci del presente! Un giorno anche la sofferenza e la morte saranno il nostro presente! Se avremo imparato a viverlo con serietà nulla ci farà vacillare! Buona giornata

COSTRUIRE SEMPRE COMUNIONE

Tra le cose che Gesù chiede al Padre nella sua famosissima preghiera sacerdotale c’è questa: «siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato». L’unità dei discepoli è un obiettivo primario. Unità non è uniformità. Unità è comunione nella diversità. I battezzati devono riconoscere di avere una originalità ma al servizio di una comunione: significa che le proprie peculiarità non devono essere utilizzate per distinguersi ma per servire l’unità. È cogliere che Dio ci ha fatto diversi per essere utili gli uni degli altri. Anche del fratello più detestabile abbiamo necessità! Per me ogni persona che ha percorso una cammino di vita comunitaria è un pezzo fondamentale del puzzle della mia vita cristiana... mi ferisce terribilmente vedere persone chiamarsi fuori dalla comunità creando distinguo e distanze! Anche quando osservo che tra membri dello stesso Corpo qual è quello della Chiesa si creano contrapposizioni mi scandalizzo! L’ho ripetuto un sacco di volte e lo ripeterò ancora: ogni volta che ci insorge una spinta divisiva proviene sempre dal maligno! L’unità e la comunione sono da Dio, lo scisma è del diavolo! Cerchiamo di vigilare con più attenzione su questa tentazione: l’unità non è un corollario della vita cristiana! Anzi: direi proprio il fondamento! Buona giornata

SAPER LASCIARE

Anche oggi la Liturgia della Parola mette in parallelo i due testamenti di Paolo e di Gesù. È la parte finale del loro discorso dove si mette in rilievo che non mancheranno le difficoltà a coloro che devono continuare la missione. Sembrano le parole di un papà o di una mamma ai propri figli: loro hanno fatto di tutto per dare gli strumenti necessari alla lotta… però ora non possono più garantire la loro presenza: è ora che loro se ne vadano e i figli prendano in mano la situazione e si diano da fare per continuare l’opera iniziata! In tutte le imprese umane c’è un momento in cui dobbiamo obbligatoriamente lasciare il timone… non è facile… ma ci tiene umili e ci fa capire che noi siamo parte di un’opera più grande della nostra! Noi abbiamo il compito di traghettare la nave per un certo tempo e poi tocca ad altri… L’autonomia, la gelosia, l’arroganza, la presunzione, hanno tutti il tempo contato. Facciamo memoria di quella massima lapidaria di Gesù: «Siamo servi inutili»! Il distacco si fa tanto più lieve quanto abbiamo preparato il nostro passaggio affidando ad altri le nostre esperienze e le nostre conoscenze! Occorre costruire una autentica comunione… Ecco la vera sapienza che non ha fine! Buona giornata