DUE TESTAMENTI A CONFRONTO

Nelle Liturgia della Parola di oggi due testamenti, quello di Paolo e quello di Gesù. Sono molto diversi: quello di Paolo è rivolto agli anziani di Efeso, quello di Gesù è una preghiera rivolta al Padre. Paolo è molto umano: guarda a quello che ha fatto, al suo impegno, alla sua opera… cerca di dire anche a se stesso di aver fatto il possibile per adempiere al mandato di annunciare Cristo. Nessuno può dire il contrario, ci mancherebbe! Paolo è il più grande missionario di tutti i tempi! C’è anche un po’ di desiderio di apprezzamento e di riconoscimento… sembra quasi che si aspetta una riconoscenza: come non capirlo… Gesù è totalmente dimentico di sè! È vero, anche Lui ribadisce di aver portato a termine la missione affidata ma subito dopo l‘attenzione viene rivolta ai discepoli! Gesù prega il Padre per coloro che lo hanno seguito: è il loro destino che gli sta a cuore più che la sua tragica fine! È bello perché non esorta i discepoli a fare qualcosa ma prega il Padre perchè li sostenga… è come se sapesse che i suoi discepoli faranno tutto quello che spetta loro ma se non saranno sostenuti sarà una débâcle totale… Questo testamento vale anche per noi… Buona giornata

DARE SPESSORE AL PENSIERO

Mai come oggi siamo interconnessi e abbiamo la libertà dire quello che vogliamo. È un  grosso potenziale, una opportunità. Ma è proprio così? Io ho l’impressione che il fatto che tutti possono dire la loro d’istinto venga a mancare la capacità di ascoltare e di dialogare. Se un pensiero riesce a insinuarsi nelle pieghe del sentire più diffuso, sebbene possa essere superficiale e semplicemente umorale, diventa egemone e tutto il resto è tacciato come stupido e stolto. Difficile trovare pensieri argomentati e approfonditi… Leggiamo oggi che san Paolo arriva a Corinto: «Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio». La sinagoga era il punto d’incontro d’allora: a Paolo è data la possibilità di discutere, di parlare! C’era gente che lo ascoltava! Mi capita, orami ordinariamente, di incontrare coppie che vengono a chiedere i sacramenti: chiedo a che punto è il loro cammino di fede… il tenore delle risposte si modula sulla banale definizione “praticante – non praticante”… La mia domanda è sempre: “Quando vi capita di ascoltare o leggere la Parola?”… La risposta: “Mai!”… Mi spiegate come si possa formulare una proposta di fede in queste condizioni? Faticoso… ma, mai mollare! Buona giornata

ANNUNCIAMO IL VANGELO!

Ogni volta che ci si confronta con il mistero dell’Ascensione si avverte la necessità di far ricorso al linguaggio simbolico per non fantasticare sull’avvenimento in sé. Ascendere, a livello letterale, significa salire: se noi diciamo che Gesù è asceso al cielo, letteralmente, potremmo pensare ad un volo verso l’alto… capite che non è assolutamente concepibile! L’Ascensione al cielo di Gesù sta a significare il compimento di una missione: mandato dal Padre a compiere la redenzione ritorna a Lui, nell’unità del principio.
Le parole che accompagnano il commiato di Gesù dai suoi discepoli indicano una missione ben precisa: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Gesù ha rivelato in maniera definitiva e completa il volto del Padre: perché tutta la storia possa essere arricchita di questa bellezza è necessario che, coloro che hanno avuto la grazia di “vedere”, annuncino con slancio la buona notizia. Nessun uomo deve essere escluso dall’annuncio! Si noti: dall’annuncio, non dalla salvezza! Sì, perché la salvezza viene solo da Dio: nessun uomo la può dare…
«Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato». A fronte dell’annuncio ci sarà gente che crederà e gente che non crederà, non ci si deve scandalizzare. A chi non crede, dalla traduzione che abbiamo, sembrerebbe venga comminata una pena… non è così! Tant’è che Gesù ha detto a chiare lettere: «Io non sono venuto per condannare il mondo ma per salvarlo». In che cosa consiste, allora, la condanna di chi non crede? Si tratta della “perdizione”… Chi non ha la volontà di mettersi in ascolto vivrà una vita dispersa, senza orizzonte, senza paternità! La condanna non è una punizione ma una conseguenza del peccato: senza la gioia del sapersi e del sentirsi amati non c’è che la perenne percezione di insoddisfazione e di incompiutezza.
Non perdiamo occasione per annunciare il Vangelo

STARE CON IL SIGNORE

Ho la grazia spropositata di ascoltare Gesù ogni giorno: il suo Vangelo è lampada luminosissima ai mie passi sempre incerti… non potrei immaginare un giorno solo senza di Lui! È chiaro che sono innamorato, non ho vergogna a dirlo apertamente! Tant’è che c’è un mare di gente che vive senza Gesù tranquillamente e senza alcun patema d’animo… pertanto, non è questione di vita o di morte biologica! Gesù, però, l’ha detto chiaramente: la ragione della fiducia in Lui è in ragione di una gioia abbondante non della sopravvivenza! Ecco: il mio cuore straripa di gioia grazie a Gesù! In Lui tutto acquisisce bellezza e senso!  «Il Padre stesso vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio». L’amore da cui siamo investiti va oltre la persona di Gesù: entriamo dentro al Padre! Gesù è la via preferenziale, la via diretta, che porta alla pienezza! Devo ammetterlo: lo si capisce pian piano… c’è bisogno della paziente operosità della storia! È per questo che non mi arrovello un solo istante per convincere qualcuno della verità di Gesù: o uno accetta di vivere una storia con Lui o è tempo perso! Camminiamo con Gesù: non ci mancheranno sorprese meravigliose! Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Maria affinchè entri nella comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santro

UNA CHIAMATA CI PRECEDE

Festa di san Mattia, discepolo scelto per prendere il posto di Giuda Iscariota. Gesù non abbandona i suoi, continuamente suscita uomini pronti a dare la vita nel suo nome. Nessuno si può autocandidarsi a testimone di Cristo: è la comunità che riconosce una chiamata e affida un mandato. Alla stessa stregua è nella vita di coppia: uno non si può autocandidare a sposo o sposa: è necessario un riconoscimento e una accoglienza. Tutto nella vita di fede ha a che fare con la relazione! Del resto Gesù ha detto a chiare lettere: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Difficilissimo da accogliere questo aspetto oggi: penso a tutte le richieste che vengono fatte dei sacramenti… chi chiede ritiene che per il semplice desiderio personale ne abbia il diritto! Nessuno è ritenuto autorizzato a porre delle condizioni e a verificare la preparazione! Deve essere chiaro che la sequela cristiana non è primariamente una decisione individuale ma una risposta ad una chiamata: all’inizio di ogni storia di salvezza c’è una grazia sorprendente che ci raggiunge! Se non avviene così, tutto si riduce alla realizzazione di una propria aspirazione… e, inevitabilmente, è probabile che vada incontro ad un inevitabile fallimento… guardiamoci attorno… Buona giornata