Chiesa di Santa Marta

L’attestazione del primo maggio 1508 come data di fondazione dell’oratorio dedicato a Santa Marta poggia sull’esistenza di una lapide all’interno dell’edificio, sulla parete est.

Dal punto di vista strutturale, il complesso si presenta a navata unica ed è risolto da una facciata stilisticamente attribuibile al periodo rinascimentale, ferma restando la possibilità di scorgere anche alcuni particolari – in particolare i fregi – più tipici dell’arte settecentesca; è pertanto lecita l’impressione secondo cui alcuni lavori di rilevante importanza furono eseguiti in coincidenza con la ristrutturazione organica di Villa Giulini. Piuttosto ridotte, ad ogni buon conto, le dimensioni in lunghezza ed in larghezza, il che legittima un’altra supposizione peraltro non suffragata da elementi certi: l’oratorio dedicato a Santa Marta sarebbe sorto sul terreno di una preesistente edicola, rappresentandone pertanto lo sviluppo, oppure avrebbe rappresentato la “fusione” fra tre cappelle preesistenti, oppure ancora avrebbe preso il posto di un altro edificio consacrato dal diverso orientamento.

Di certo sappiamo questo: l’edificio dedicato a Santa Marta fu sede di ritrovo e di preghiera per i rovellaschesi membri di una Confraternita dedicata per l’appunto al nome dell’evangelica sorella di Lazzaro: non a caso gli appartenenti alla Confraternita si fecero carico, generazione dopo generazione, di provvedere al decoro ed alla tutela di questo monumento voluto dalla fede popolare e che alla gente apparteneva, proprio in forza del suo ruolo di oratorio pubblico. Oratorio, si è detto, e non propriamente chiesa, dal momento che l’unica consacrazione di cui si abbia in effetti certezza ebbe luogo soltanto nel 1937, cioè oltre quattro secoli dopo l’inaugurazione. Ed allora ipotizziamo quanto segue:

a) forse una consacrazione ebbe luogo in illo tempore, e più precisamente nel 1508 (ed allora avrebbe un senso particolare l’iscrizione lasciata all’interno dell’edificio);

b) se tale atto vi fu, le notizie sulla consacrazione sarebbero state perse ad ogni modo prima del 1571, anno in cui Paolo de’ Stefanetti prese possesso della parrocchia (il sacerdote, che pure compilò il Liber baptizorum ed altri documenti, non fece infatti mai cenno all’esistenza di un’altra chiesa, cosa che in verità non avrebbe potuto sfuggire alla sua attenzione);

c) in alternativa a quanto indicato al punto precedente (ma si tratta di un’ipotesi ad extremum) l’edificio eventualmente consacrato a chiesa si trovò sempre al di fuori della giurisdizione della parrocchia; nessun elemento si avrebbe, però, circa il sacerdote cui in questo caso sarebbero state affidate le funzioni;

d) ad ogni buon conto, l’eventuale consacrazione sarebbe decaduta (o sarebbe stata scordata) già prima del 1611; nel resoconto che venne stilato al momento in cui Luigi Arconati ricevette il titolo comitale per il feudo di Lomazzo, infatti, fu chiaramente indicata la sola parrocchiale.

Va da sé il fatto che l’oratorio pubblico dedicato a Santa Marta rimane per noi un oggetto misterioso nell’intero periodo compreso tra il 1658 ed il 1684, mancandoci purtroppo qualsivoglia genere di documento per l’intero periodo in seguito al più che probabile incendio scoppiato nella parrocchiale (le fiamme, se effettivamente rogo vi fu, distrussero parte degli archivi). Per quanto ne possiamo sapere, dunque, in fregio al Burghè avrebbero potuto erigere persino una cattedrale… ma questa sarebbe davvero una speculazione sopra il rigo.

A seguito dell’epidemia di «febbre putrida» diffusasi nel novembre 1788, l’edificio venne trasformato in lazzaretto per gli ammalati e solo nel giugno 1789 fu sgomberato una volta per tutte, con ridestinazione all’uso religioso dopo che vi fu il rischio – soppressa la Confraternita per decisione dell’autorità civile – di un’alienazione a favore dell’Amministrazione dei beni vacanti.

La consacrazione giunse molto più tardi (1937), con una cerimonia cui assistette l’intero paese. Nessun dubbio, del resto, può sussistere circa il legame affettivo tra i rovellaschesi e questo edificio, sul cui lato nord-ovest si trova una piccola torre campanaria realizzata in più tempi ed il cui completamento ebbe luogo in epoca di molto posteriore rispetto alla costruzione dell’oratorio pubblico.

Un curioso episodio avvenne nel 1943, quando infuriava la seconda guerra mondiale. Milano era colpita da intensissimi bombardamenti e tantissimo materiale scenografico del Teatro alla Scala era in pericolo. Qualcuno pensò di sfollare quel materiale a Rovellasca e precisamente all’interno della chiesa di Santa Marta, che in quel momento era chiusa ad ogni pratica di culto: così furono salvaguardate in un sicuro luogo tanti allestimenti di grandi opere teatrali.

Compiendo un salto all’indietro, valga per tutti la situazione che venne a determinarsi a metà del XIX secolo, quando tra le autorità comunali corse l’idea di abbattere la struttura una volta che fossero stati conclusi i lavori di ampliamento della parrocchiale; la sollevazione dei cittadini condusse invece alla salvaguardia dell’edificio ed al suo risanamento. Una giusta testimonianza di fedeltà e di attaccamento? Diremmo proprio di sì: la protezione di Santa Marta era stata invocata nei secoli soprattutto durante i periodi di siccità, vero flagello per le colture e dunque per quanti dai frutti della terra traessero il proprio sostentamento. E la Santa Marta della statua posta sull’altare marmoreo reca da un lato il misterioso secchiello su cui, tra l’altro, molte illazioni furono costruite nel corso dei secoli, essendo ignota l’origine dell’icona e dunque non sapendosi quale significato lo scultore avesse voluto annettere alla presenza del secchiello medesimo. Secondo i rovellaschesi di ogni tempo, però, la domanda è a dir poco oziosa: quel secchiello è semplicemente simbolo di acqua, e di acqua in abbondanza; da qui l’autentica venerazione per la Santa.

Massimo Soncini in “Così era Rovellasca”, edito dall’Amministrazione comunale nel 1998

Chiesa di Santa Marta

Santa Marta è anche il simbolo di una donna sempre impegnata in una vita attiva, sovente raffigurata indaffarata con qualche arnese da lavoro, così come è rappresentata nel dipinto sopra il portale d’entrata, impegnata a far girare un aspo per confezionare matasse di filo di lana. Ai suoi piedi è ben visibile un drago: si dice che santa Marta sia stata una predicatrice tra gli infedeli, così forte da ammansire persino un drago.

Grazie!

Finalmente le campane sono tornate a suonare!! Dopo molti mesi di silenzio venerdì 2 maggio, alle ore 21, al termine di una partecipata celebrazione del Santo Rosario le campane hanno finalmente liberato nell’aria il loro suono gioioso. In questa occasione, come regalo speciale, molti adulti e bambini hanno avuto il piacere di tirare le corde che ancora muovono le campane contribuendo ad un concerto non particolarmente accordato ma sicuramente simpatico.

A completamento della piccola festa è stato posto, all’esterno della Chiesa, un piccolo reportage dei lavori abilmente eseguiti dall’impresa Quarti di Rovellasca e Consagra di Saronno. Il campanile è stato completamente ristrutturato ed è stato recuperato sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista estetico. I lavori di sistemazione della Chiesa dell’Immacolata non sono però ancora terminati e proseguiranno nei prossimi mesi con la definitiva sistemazione del corpo di fabbrica principale che è ancora gravato da problemi di umidità presenti nelle murature perimetrali.

A questo punto dei lavori è doveroso ringraziare chi ha generosamente offerto il proprio contributo economico e di impegno per la nostra amata Chiesina. Ringraziarne l’Amministrazione Comunale di Rovellasca che ha contribuito con un sostanzioso contributo economico e per la collaborazione alla soluzione dei problemi. Un particolare ringraziamento alla Soprintendenza per i Beni Architettonici che ha finanziato la manutenzione straordinaria delle campane con la revisione della struttura del castello che è ora ammortizzata… Un grazie speciale deve essere indirizzato al responsabile regionale di questa struttura dott. arch. Alberto Artioli anche per la professionalità, disponibilità e gentilezza dimostrata in ogni occasione e della quale, noi tecnici, abbiamo qualche volta “approfittato”. Grazie alla ditta Pedersini PTG srl di Rovellasca che ha donato la croce completamente e magistralmente realizzata a copia dell’originale che ora svetta in cima al nostro campanile. Grazie anche all’associazione “Cantun Mambruck” per il contributo economico importante ma anche per il continuo supporto e sostegno di tutti gli iscritti e del loro presidente Luigi Giobbio alla Chiesa dell’Immacolata. La loro presenza è stata essenziale per la realizzazione dell’opera. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito anonimamente con una piccola offerta, tante gocce fanno un mare! Grazie!

Danilo Borella in Bollettino Parrocchiale, giugno 2008

Il presepio a Santa Marta

Dal 2002 nella chiesa di Santa Marta viene allestito un presepio a tema con un grande impegno da parte dei realizzatori, primi fra tutti Alfredo Zauli e Luigi Carugo. Nel 2002 il presepio è stato visitato da circa 2000 persone, nel 2003 i visitatori sono stati 2800 con parecchi gruppi provenienti da Cermenate, Cagno, Albate e Lomazzo, e nel 2004 oltre 3.000.