UN UNICO AMORE

È stata presentata in questi giorni la sintesi di una ricerca fatta in Italia circa lo stato della fede: il risultato registra un calo vertiginoso della frequenza alla Messa ma, d’altro canto, una fame religiosa sempre più sentita. Molte sono le domande che l’uomo di oggi si pone ma le risposte che riceve non lo soddisfano mai appieno.
Credo che questa condizione sia migliore di quella di qualche decennio fa, quando la frequenza alta ai riti assopiva un po’ la coscienza e giustificava molti atteggiamenti antievangelici senza particolari remore… una umanità che si interroga e rimane inquieta è più disponibile alla conversione di quella sicura della propria giustizia!
Anche al tempo di Gesù c’erano persone che credevano di avere la verità in tasca e giudicavano dall’alto in basso gli altri (lo stile farisaico in genere) e c’erano persone che, al contrario, come lo scriba del brano che leggiamo oggi, sentivano il bisogno di capire e approfondire i nodi più intricati della fede.
La domanda posta a Gesù è questa: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Un interrogativo radicale, come se un figlio chiedesse a bruciapelo al genitore: “cos’è la cosa più importante della vita?”. Non credo sarebbe semplice rispondere con facilità e immediatezza: tutti saremmo indecisi sulla definizione dell’essenziale!
Gesù con autorità asserisce senza alcuna titubanza, mettendo insieme due elementi che, generalmente, vengono scissi ma che, in realtà, sono profondamente connessi: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. Non c’è un prima e un dopo, il più importante e il meno importante… ma sono l’uno nell’altro!
La divino-umanità di Cristo postula l’unione dell’amore: amando Gesù si amano unitamente Dio e l’uomo! Questo è lo specifico del Vangelo che siamo chiamati a testimoniare!

UNA SALVEZZA IRREVOCABILE

Siamo ormai prossimi alla Commemorazione dei defunti e il pensiero va alla vita eterna e, in specie, al giudizio. Moltissimi si chiedono: chissà se i nostri cari saranno in paradiso? E in maniera ancor più stringente: chissà come mi giudicherà il Signore? Ho fatto quanto dovevo fare? Proprio ieri, nella mia visita agli ammalati, una signora mi confidava una sorta di timore rispetto al giudizio di Dio… Cosa dire? Anzitutto che un po’ di ragionamenti sulla cura della qualità della nostra vita è giusta e doverosa: vivere come se non ci fosse mai un tirare le somme non è serio! Però, è altrettanto doveroso, riconoscere il vero volto di Dio che ci sta davanti: Gesù non ci parla di un implacabile giustiziere ma di un Padre ricco di bontà e di misericordia! Ciò non toglie la serietà delle nostre scelte che, sicuramente, passeranno al vaglio della verità… comunque sia non saranno i nostri limiti e le nostre fragilità a dettare la linea del giudizio! È bellissimo il versetto della Lettera ai Romani che oggi leggiamo nella liturgia: «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!». Ecco: non c’è nulla che possa mutare il cuore di Dio! Ha deciso di amarci e niente e nessuno riuscirà mai a distoglierlo da questo proposito! La salvezza… Buona giornata

TRISTEZZA VANA E TRISTEZZA SANA

Se uno ha fede, è scontato che sia sempre felice e allegro? A volte, qualcuno mi confessa che gli sembra di mancare di fede quando si sente triste e abbattuto… Sicuramente, molto spesso, la tristezza deriva da questioni marginali che hanno a che fare con semplici fatiche congiunturali alla vita: in questo caso, direi proprio che è peccato! in alcuni momenti, tuttavia, l’abbattimento è motivato: ci sono, effettivamente, delle situazioni di fatica tali da non dar tregua alla preoccupazione e all’amarezza. Pertanto: quando siamo affannati dalla tristezza è bene che facciamo un bel discernimento e ci chiediamo con verità se le motivazioni siano autentiche oppure fantomatiche! Tanta tristezza è pura vanagloria… Sta di fatto che Paolo nella sua Lettera ai Romani attesta un tempo di grande fatica e sconforto: «ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza  continua». Sottolinea pure: «Dico la verità in Cristo». Si tratta, quindi, non di un malessere emotivo ma di un dramma esistenziale: Paolo è sofferente a causa della durezza di cuore dei suoi fratelli ebrei… è angosciato per la loro perdizione… La sua ansia è dettata dalla loro chiusura all’accoglienza delle promesse di Dio divenute sì in Gesù Cristo! La dispersione di tanti fratelli e sorelle non passa indifferente nel cuore di chi ama… la tristezza vera non è per sè, ma per gli altri… Buona giornata

ESSERE CHIESA

Così Paolo definisce la Chiesa nella sua Lettera agli Efesini: «Concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù». Siamo in prossimità della Solennità dei Santi ed è bello ricordare che la santità non è solo del cielo ma anche della terra: i battezzati sono tutti concittadini dei santi! Tutti abbiamo dei santi vicini, papa Francesco parla di “santi della porta accanto”… un po’ lo siamo anche noi quando lasciamo trasparire la bellezza di Gesù di cui siamo stati rivestiti… Paolo, però, chiarisce che tale santità non è una virtù e nemmeno un semplice temperamento caratteriale! Ci sono due elementi che la costituiscono: il fondamento degli apostoli e la pietra angolare che è Cristo. Cosa significa? La santità è sostanzialmente una obbedienza, una accoglienza di un modo di essere che ci lascia tutta l’originalità della nostra umanità ma, insieme, ci chiede di fare spazio ad “altro” da noi. Questo aspetto, nella cultura del nostro tempo, dove l’individualismo la fa da padrone, fa fatica ad entrare nelle corde della fede… ci sentiamo tutti un po’ degli autodidatti… crediamo di poter decidere noi a che cosa dire di sì e a che cosa di no… così, però, non siamo costruiti sul fondamento degli apostoli! È giusto che ce lo diciamo! Buona giornata

LA VERA PREGHIERA

Quante volte ci capita di chiederci se davvero sappiamo pregare! L’impressione che si ha, è quella di dire tante di quelle parole che, alla fine, non se ne capisce nemmeno la logica! Oltre a questo, il pensiero strisciante circa la totale infruttuosità… quasi che nessuno ci ascoltasse! Tutti pensieri che addolorano e suscitano domande scandalose, fino a rasentare l’apostasia… Ecco: proprio quando ci assalgono questi pensieri, a soccorrerci ci sovviene la massima consolante e provvidenziale che san Paolo scrive nella sua Lettera ai Romani: «Non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili». È proprio così: quello che noi sentiamo non è falso! Quell’aridità, quella amarezza, quella insoddisfazione, quel senso di vuoto che proviamo nella preghiera non sono una semplice tentazione: sono proprio il tappo che il peccato originale ci ha messo nel cuore e che ci rende inaccessibile il volto del Padre! In soccorso ci viene il dono dello Spirito che, inabitandoci dal giorno del battesimo, parla a nome nostro, chiedendo al Padre ciò di cui noi abbiamo bisogno! Ogni volta che preghiamo dobbiamo essere consapevoli che la vera preghiera non è quella che affiora dalle nostre labbra ma quella che dal cuore, grazie allo Spirito, arriva direttamente al cuore del Padre! Ed è certamente esaudita… bello pregare con una certezza del genere! Buona giornata