NON AVER PAURA

“Io non ho paura!”, è l’espressione che si utilizza per mostrare superiorità verso chi minaccia di far del male. In realtà, quando la si pronuncia si avverte dentro tutta la tensione e l’ansia per quello che potrebbe comunque accadere. La verità è che abbiamo paura: la vita è così preziosa e tanto delicata che basta un niente per ferirla… facciamo di tutto per proteggerla ma la nostra vulnerabilità si impone! La paura del dolore fisico è certamente la più immediata, tuttavia, non è da meno quella psichica: quanto timore abbiamo della solitudine, della vecchiaia, dei giudizi… Siamo sempre alle prese con la paura di perderci! Non abbiamo la capacità di garantirci in assoluto: c’è una precarietà e una finitezza di fondo che ci mettono con le spalle al muro! C’è pure la paura di vivere, di fare delle scelte: sbagliare ci terrorizza! Abbiamo dentro al cuore quella smania di grandezza e di perfezione da non tollerare le défaillance: crediamo di dover essere sempre performanti ai nostri e agli altrui occhi… Ma chi ce lo ha chiesto? Chi ce lo chiede? Di queste paure è piena la bibbia! Ogni storia che ci viene raccontata ha a che fare con delle paure… Ma Dio che cosa dice al riguardo? Non fa altro che ripetere e ribadire la stessa cosa: “Non abbiate paura! Io sono con voi!”. La paura dell’uomo sta tutta nel voler affrontare la vita da solo, con le sue sole forze, senza chiedere aiuto a nessuno… Ma l’uomo è stato creato per vivere in comunione! Solo nella comunione può affrontare le sfide della vita. Anche nel vangelo di oggi troviamo questo argomento: «Giuseppe non temere di prendere con te Maria… il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» . Dio non lascia solo Giuseppe… per questo può stare sereno e andare avanti senza paura! Buona domenica

LETTURA SPIRITUALE

Nella Liturgia della Parola odierna ci viene proposto il brano di Vangelo che narra la visita di Maria alla cugina Elisabetta. Sono evidenti, a mio parere, due momenti: da una parte i fatti e dall’altra le parole. I fatti sono inequivocabili, evidenti, lapalissiani: Maria entra nella casa di Zaccaria e saluta Elisabetta. Dopo di che Elisabetta avverte un sussulto nel grembo. Le cose che avvengono sono asettiche, occorre dare una interpretazione. Le parole che seguono sono l’interpretazione. C’è una cosa che succede, però, nel frattempo: scende lo Spirito santo! E qui sta la differenza, quella che noi chiamiamo “la lettura spirituale”. Sì, perché se non ci fosse stato lo Spirito l’episodio del grembo che sussulta avrebbe potuto essere interpretato come un semplice movimento di routine da parte del feto di Giovanni… Invece, Elisabetta esprime parole di benedizione: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!». Quando lo Spirito illumina il cuore dell’uomo, questi è capace di cogliere il senso, la bellezza, la profondità, degli avvenimenti. Si capisce che la storia è storia di salvezza: Dio sta mostrando la sua amicizia e la sua benevolenza! Chissà se noi siamo ancora capaci di questa lettura spirituale… oppure ci siamo appiattiti sulla semplice fattualità… Buona giornata

È OPERA DI DIO

A Maria l’angelo Gabriele annuncia la nascita del Figlio di Dio. Una notizia strabiliante! Maria dovrebbe essere onorata di tanta grazia! In realtà, la reazione è piuttosto meravigliata… La cosa, però, che vorrei sottoporre alla vostra attenzione riguarda la sua domanda che Maria pone all’angelo: non chiede “Cosa devo fare” ma «Come avverrà questo?». Molto interessante questo punto: Maria non si mette a pensare al proprio compito… non mette mano a iniziative personali… lascia l’opera totalmente nelle mani di Dio! È Lui che l’ha chiamata a questa missione ed è Lui che la compirà! È un abbandono totale, è una resa incondizionata alla potenza di Dio! A questo riguardo, proviamo a pensare a quando sentiamo dalla Parola di Dio che tutti noi battezzati siamo chiamati a grandi cose: la tentazione ricorrente qual è se non quella di “mettere subito in pratica l’invito”, quasi fosse una nostra opera… Rarissimamente crediamo che la chiamata alla santità sia un regalo di Dio! Siamo pieni di noi stessi fin sopra i capelli… abbiamo una presunzione, una smania di autonomia pazzesca! Maria, nuovamente, ci invita all’umiltà! A lasciare a Dio il compito di fare Dio… dimenticare la propensione adamitica di “essere come Dio”! Solo Dio ci può parteciparci alla sua stessa natura! Buona giornata

 

p.s Una preghiera per Carlo, improvvisamente chiamato alla vita piena

NON TEMERE IL VENIRE DI DIO

Zaccaria, il Padre di Giovanni Battista, era un sacerdote. Per questo motivo, nell’espletare la sua funzione era solito offrire sacrifici a Dio ed intrattenersi in preghiera a tu per tu con Lui. Fatto sta che quando l’angelo Gabriele irruppe nella sua preghiera, leggiamo nella pagina del Vangelo  di Luca: «Zaccarìa si turbò e fu preso da timore». Un tale atteggiamento non è giustificabile per un uomo che è aperto al mistero… sembra che il suo rapporto con Dio sia più formale che reale! Per questo motivo, Dio lo renderà muto fino alla nascita del figlio: la sua paura alla visita di Dio aveva mostrato una scarsa conoscenza a e una fredda confidenza del divino. Quanto diverso, al contrario, l’atteggiamento di Maria: ella non rimase sorpresa dalla visita ma dalle parole dell’angelo! Il problema non era la visita di Dio con il quale aveva una intimità profonda ma l’enormità della proposta! Ne deriva per noi una bella verifica spirituale: il venire di Dio verso di noi ci rallegra o ci intimorisce? Siamo aperti alla novità sorprendente della sua Parola oppure preferiamo rimanere nel nostro tran tran ordinario? Di Dio non bisogna aver paura: a Dio dobbiamo offrire la nostra vita e lasciargli fare quello che vuole… Buona giornata

DARE IL NOME GIUSTO

Uno dei compiti che Dio affidò ad Adamo, secondo il Libro della Genesi, era quello di dare il nome a tutte le cose. Dare il nome significa dare il senso, meglio riconoscere la peculiarità di una determinata realtà. Gli animali non sanno fare questa cosa: usano tutto, anche in maniera appropriata, ma non conoscono il senso delle cose. Nel Vangelo di oggi ascoltiamo questo incarico conferito a Giuseppe nel momento in cui viene invitato a prendere in sposa Maria: «ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù». Giuseppe deve dare un nome al figlio di Maria. Questa volta, però, non è come per Adamo: qualsiasi nome avesse dato alle cose doveva essere quello… qui, a Giuseppe viene detto il nome da dare! Del bambino che nasce non si può dire quello che si vuole, non si può dare un parere: Lui è Gesù, ossia la manifestazione che “Dio salva” (questo è il significato letterale di Gesù). Giuseppe deve custodire questo bambino per quello che è: proteggere Gesù è assicurare pure la sua stessa vita! Giuseppe sarà salvato da questo bambino! Custodire l’identità di Gesù da ogni riduzione  o sovvertimento è compito affidato a ciascuno di noi! Non nasce una bambino qualunque: nasce il Salvatore! Buona giornata