Ago 25, 2022 | Don
Ancora una volta il Vangelo si conclude con un riferimento agli «ipocriti» vale a dire coloro che dicono a parole di attendere qualcuno o qualcosa e, in realtà, sperano che nessuno arrivi e niente accada, per poter continuare a vivere secondo il loro comodo e la loro stoltezza. Non sempre è così per fortuna, tant’è che nella parabola troviamo parole di elogio: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così» ma purtroppo non è sempre così! La tentazione, infatti, “lavora” sul nostro cuore quando ci sentiamo talmente liberi da dimenticarne l’origine, fino a lasciarci andare a una dimenticanza che mette noi stessi e il nostro comodo al centro della nostra attenzione: «Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo…». Ecco allora il richiamo alla vigilanza: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. ». Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. E per tener desto il nostro cuore abbiamo la preghiera che ci aiuta a non cadere nella tentazione. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta… buona giornata, don Michele
Ago 24, 2022 | Don
Gesù riconosce a San Bartolomeo (il Natanaele di cui leggiamo nel Vangelo) di cui oggi celebriamo la festa liturgica il fatto di essere un uomo autentico, limpido, che non ha paura di esporsi e di dire la propria: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Ma perché Gesù arriva a dire questo di Bartolomeo? Perché Gesù riconosce una persona che dice quello che pensa, senza troppi giri di parole «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?», nel momento in cui Filippo lo ha invita a conoscerlo! Ha ripetuto quanto aveva imparato dalla Scrittura… Tuttavia però non si è sottratto all’incontro e al confronto! Bartolomeo aveva un pregiudizio su Gesù ma si è messo in gioco! Oggi Bartolomeo ci insegna che pur avendo naturalmente dei “pre-giudizi” sulle cose, sulle persone non dobbiamo però intestardirci dentro una posizione senza avere il coraggio di porci schiettamente in dialogo sostenendo il confronto con verità e intelligenza! Il rischio che troppe volte incorriamo è quello di arroccarci sulle nostre posizioni e non essere capaci di metterle in discussione con intelligenza, che non vuol dire allora cedere a tutte le posizioni che ci vengono proposte ma essere capaci di dialogare e essere aperti a mettere in discussione il nostro giudizio per arrivare alla Verità «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»… buona giornata, don Michele
Ago 23, 2022 | Don
Nella polemica con gli scribi e i farisei, il Signore Gesù pone l’accento non tanto sull’incoerenza o sulla debolezza morale dei suoi interlocutori, ma sull’evidente frattura presente nel loro modo di porsi agli occhi della gente e davanti a se stessi: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumino e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà». Viene così smascherata la malattia profonda che può affliggere la vita dei credenti: una religiosità sterile, in cui mentre si cerca di rimanere fedeli ai precetti meno impegnativi ma formalmente legati al culto di Dio, ci si prende la libertà di tralasciare i compiti più esigenti che il Vangelo ci indica, soprattutto nei riguardi degli altri. L’ipocrisia è l’atteggiamento che assumiamo quando mettiamo al centro noi stessi da non riuscire più a sentire e a percepire la presenza degli altri. Un cuore ipocrita si rinchiude in una vita schiava dell’esteriorità, in cui si spendono tante energie e risorse per mantenere pulito «l’esterno del bicchiere e del piatto». Il Signore ci invita a convertire, purificare, sempre più il nostro cuore a Lui e al suo amore per riuscire a far trasparire sempre il suo amore…buona giornata, don Michele
Ago 22, 2022 | Don
Il rimprovero del Signore Gesù non è per nulla tenero: «chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare». Molto probabilmente, gli scribi e i farisei avranno avvertito quest’accusa del Signore Gesù come profondamente ingiusta. Bisogna riconoscere che il desiderio di scribi e farisei è di aiutare, fin quasi a costringere, la gente a entrare nel regno dei cieli attraverso una vita devota e scrupolosamente osservante. Ciò che a un certo punto non solo impedisce che questo si possa concretizzare, ma persino rischia di sortire l’effetto contrario, è l’incapacità da parte di scribi e farisei di accettare che ci possano essere porte diverse e tempi diversi dai propri per accedere a una vera comunione con Dio. Allora si comincia a cedere alla terribile tentazione del cercare il “cavillo” spirituale in base alla quale: «percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi». Certo ognuno di noi è chiamato a vivere e a indicare agli altri il cammino della Salvezza e ad essere di esempio, ma consapevoli della libertà di ognuno e soprattutto dello Spirito che può suggerire cammini nuovi e imprevedibili a noi… Lasciamo spazio “all’azione fantasiosa” dello Spirito!… buona giornata, don Michele
Ago 21, 2022 | Don
Alcuni rabbini sostenevano che tutto Israele si sarebbe salvato, e ciò in forza della fedeltà di Dio. Ma altri, più rigorosi, dicevano: «Dio ha creato questo mondo per amore di molti, ma quello futuro per pochi». Nelle scuole di teologia si svolgeva dunque un dibattito. Qualcuno vuole sentire il parere di Gesù. Ma a Gesù non interessa questo dibattito teologico, sterile come molti dibattiti. A Lui non interessa il numero – se pochi o se molti -, ma togliere all’uomo che lo interroga (e a tutti, noi compresi) la falsa sicurezza che può derivare da un’errata concezione dell’appartenenza al Signore. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. L’immagine utilizzata è quella della porta stretta, e molta folla vi si accalca, e la porta resta aperta per poco tempo. Dunque bisogna darsi da fare. Il fatto che la porta sia stretta e che resti aperta per poco tempo non significa che i salvati siano pochi (se pochi o tanti è un segreto di Dio): vuol significare che non c’è tempo da perdere. Non basta essere figli di Abramo, occorre la fede di Abramo. Dunque nessuna sicurezza ma vigilanza. Fiducia sì, e anche serenità, ma una serenità che riconosce la propria indegnità, si appoggia all’amore di Dio, e non si vanta di nulla e non giudica nessuno. Gesù ha capovolto completamente la domanda che gli è stata posta. Non più: sono pochi quelli che si salvano? Bensì: cosa devo fare per non essere escluso dalla salvezza? E difatti Gesù inizia la sua risposta da una domanda sugli altri («quelli»), passando a qualcosa che riguarda se stessi («voi») con un imperativo: «Sforzatevi!»… buona domenica, don Michele
Ago 20, 2022 | Don
Le indicazioni che il Maestro Gesù rivolge alla folla e ai suoi discepoli, circa le cattive abitudini religiose di scribi e farisei, sono rivolte oggi a noi. I farisei vengono stigmatizzati da Gesù per la loro abitudine a compiere gesti non a partire dal cuore, ma dal desiderio di essere visti e apprezzati. Ecco allora altre due “malattie” del cuore che rischiano di dividerci e allontanarci dall’Amore di Dio e verso i fratelli. La prima è l’ipocrisia del mettersi in mostra: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente». Quando le nostre azioni sono mosse semplicemente dal desiderio di mostrarsi di fronte agli altri, dall’essere ammirati e elogiati per quello che facciamo, tutto questo rischia di annebbiare o svuotare di “senso” quello che compiamo. Soprattutto nel vivere il Vangelo. Possiamo domandarci: Cosa ricerco nella mia vita? Cerco di vivere il Vangelo oppure cerco solo l’ammirazione di chi mi sta intorno? La seconda malattia è l’incoerenza tra le nostre parole e le nostre azioni: «perché essi dicono e non fanno». Mi vengono in mente delle parole di papa Francesco: «la trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il “contagio” dell’amore». Non avviene per imposizione ma per contagio. Se iniziamo noi ad amare e a vivere veramente il Vangelo ecco allora che la nostra testimonianza sarà coerente e potrà essere efficace… buona giornata, don Michele
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