LASCIARE SPAZIO ALLO SPIRITO!

Il rimprovero del Signore Gesù non è per nulla tenero: «chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare». Molto probabilmente, gli scribi e i farisei avranno avvertito quest’accusa del Signore Gesù come profondamente ingiusta. Bisogna riconoscere che il desiderio di scribi e farisei è di aiutare, fin quasi a costringere, la gente a entrare nel regno dei cieli attraverso una vita devota e scrupolosamente osservante. Ciò che a un certo punto non solo impedisce che questo si possa concretizzare, ma persino rischia di sortire l’effetto contrario, è l’incapacità da parte di scribi e farisei di accettare che ci possano essere porte diverse e tempi diversi dai propri per accedere a una vera comunione con Dio. Allora si comincia a cedere alla terribile tentazione del cercare il “cavillo” spirituale in base alla quale: «percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi». Certo ognuno di noi è chiamato a vivere e a indicare agli altri il cammino della Salvezza e ad essere di esempio, ma consapevoli della libertà di ognuno e soprattutto dello Spirito che può suggerire cammini nuovi e imprevedibili a noi… Lasciamo spazio “all’azione fantasiosa” dello Spirito!… buona giornata, don Michele

SFORZATEVI!

Alcuni rabbini sostenevano che tutto Israele si sarebbe salvato, e ciò in forza della fedeltà di Dio. Ma altri, più rigorosi, dicevano: «Dio ha creato questo mondo per amore di molti, ma quello futuro per pochi». Nelle scuole di teologia si svolgeva dunque un dibattito. Qualcuno vuole sentire il parere di Gesù. Ma a Gesù non interessa questo dibattito teologico, sterile come molti dibattiti. A Lui non interessa il numero – se pochi o se molti -, ma togliere all’uomo che lo interroga (e a tutti, noi compresi) la falsa sicurezza che può derivare da un’errata concezione dell’appartenenza al Signore. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. L’immagine utilizzata è quella della porta stretta, e molta folla vi si accalca, e la porta resta aperta per poco tempo. Dunque bisogna darsi da fare. Il fatto che la porta sia stretta e che resti aperta per poco tempo non significa che i salvati siano pochi (se pochi o tanti è un segreto di Dio): vuol significare che non c’è tempo da perdere. Non basta essere figli di Abramo, occorre la fede di Abramo. Dunque nessuna sicurezza ma vigilanza. Fiducia sì, e anche serenità, ma una serenità che riconosce la propria indegnità, si appoggia all’amore di Dio, e non si vanta di nulla e non giudica nessuno. Gesù ha capovolto completamente la domanda che gli è stata posta. Non più: sono pochi quelli che si salvano? Bensì: cosa devo fare per non essere escluso dalla salvezza? E difatti Gesù inizia la sua risposta da una domanda sugli altri («quelli»), passando a qualcosa che riguarda se stessi («voi») con un imperativo: «Sforzatevi!»… buona domenica, don Michele

LA COERENZA DEL CUORE

Le indicazioni che il Maestro Gesù rivolge alla folla e ai suoi discepoli, circa le cattive abitudini religiose di scribi e farisei, sono rivolte oggi a noi. I farisei vengono stigmatizzati da Gesù per la loro abitudine a compiere gesti non a partire dal cuore, ma dal desiderio di essere visti e apprezzati. Ecco allora altre due “malattie” del cuore che rischiano di dividerci e allontanarci dall’Amore di Dio e verso i fratelli. La prima è l’ipocrisia del mettersi in mostra: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente». Quando le nostre azioni sono mosse semplicemente dal desiderio di mostrarsi di fronte agli altri, dall’essere ammirati e elogiati per quello che facciamo, tutto questo rischia di annebbiare o svuotare di “senso” quello che compiamo. Soprattutto nel vivere il Vangelo. Possiamo domandarci: Cosa ricerco nella mia vita? Cerco di vivere il Vangelo oppure cerco solo l’ammirazione di chi mi sta intorno? La seconda malattia è l’incoerenza tra le nostre parole e le nostre azioni: «perché essi dicono e non fanno». Mi vengono in mente delle parole di papa Francesco: «la trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il “contagio” dell’amore». Non avviene per imposizione ma per contagio. Se iniziamo noi ad amare e a vivere veramente il Vangelo ecco allora che la nostra testimonianza sarà coerente e potrà essere efficace… buona giornata, don Michele

AMARE!!!

Nel Libro di Ezechiele viene descritta una visione un po’ particolare, impressionante, ma capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate l’una dall’altra e inaridite. Uno scenario desolante… Immaginatevi tutta una pianura piena di ossa. Dio gli chiede, allora, di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa si muovono, cominciano ad avvicinarsi e ad unirsi, su di loro crescono prima i nervi e poi la carne e si forma così un corpo, completo e pieno di vita. Il Signore anche oggi impone nella nostra vita il Suo Spirito per farci vivere da risorti. Per farci creature nuove che vivono dell’amore di Cristo. Non come ossa inaridite che non hanno vita  e non sanno vivere… Quante persone si sentono “inaridite” senza più voglia e con una vita sfiduciata e stanca… Al Signore invece sta a cuore la nostra vita e vuole che la nostra vita sia piena. Nel Vangelo Gesù rispondendo al dottore della legge ci da il segreto per conservare una vita piena: Amare. «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… e Amerai il tuo prossimo come te stesso». Amare Dio e amare i fratelli. Amare perché l’amore crea, conserva e incrementa la vita… buona giornata, don Michele

Ps. scusate per il giorno di ieri che è saltato…

SEI INVIDIOSO PERCHE’ IO SONO BUONO?

La parabola del padrone che paga il servo dell’ultima ora come il primo non lascia indifferenti né i discepoli né noi… Viene subito da dire che non è giusto… Ma è proprio in questa obiezione che Gesù porta l’uomo a leggere nel profondo del suo cuore che cosa davvero provoca il suo risentimento: l’ingiustizia o l’invidia? «Sei invidioso perché io sono buono? »… In effetti, non siamo così giusti e limpidi nei nostri giudizi! Il criterio della nostra valutazione del bene e del male non è la giustizia in assoluto ma il nostro vantaggio! Se a qualcuno la vita va meglio di noi andiamo subito a cercare il pelo nell’uovo per sostenere dubbi e sospetti al riguardo… A volte vorremmo addirittura che Dio fosse buono solo con noi! Ma come abbiamo già detto più volte la logica di Dio è molto spesso diversa dai nostri criteri. Dio è amore! Dio non lo possiamo adattare ai nostri disegni di coerenza e l’amore di Dio è per ogni uomo, «egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti ». E se Dio ama qualcuno non toglie dell’amore ad un altro! Non dobbiamo essere invidiosi! Al contrario Gesù ci invita anche oggi a gioire della buona sorte dei fratelli… buona giornata, don Michele