Mi ricordo quando ero un giovanissimo studente e, con la saccenteria dell’età, sostenevo l’inutilità di studiare la storia antica: ciò che era passato era passato! Ben più necessario doveva essere l’approfondire il presente… Deliri di gioventù! Oggi capisco quanto sia necessaria la storia per comprendere il presente: non se ne può fare a meno per avere un minimo di lungimiranza… Nella prospettiva teologica, poi, l’analisi dell’intervento nella storia di Dio è determinante per riconoscerne lo stile di azione! Nella pagina del libro di Daniele che oggi leggiamo nella liturgia ci è offerta una metafora meravigliosa per capire alcune dinamiche: anzitutto che non c’è regno o dominio che, seppur forte, non debba fare i conti con una fine! C’è sempre una fragilità di fondo che, individuata, porta il regno nemico ad approfittarne e passare alla conquista… E poi: c’è un regno, che è quello di Dio, che soprassiede a tutti i Regni! Dio lascia i popoli e i re fare il buono e cattivo tempo… permette anche scelte scellerate… ma alla fine presenta il conto! Questa consapevolezza non deve determinare l’idea che qualsiasi scelta facciamo non conta ma che nessuno mai avrà un potere assoluto su di noi! Tutto è tenacemente nelle sue mani! Buona giornata
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