L’egoismo è sempre stato riconosciuto come un male, come qualcosa che danneggia la vita buona delle persone. Non c’è
uomo che non si trovi a fare i conti con questo peccato. Fin da piccoli emerge la volontà di avere tutto per sé, di porre tutto
al proprio servizio, di possedere cose e persone a tutti i costi… l’azione intelligente dei genitori e degli educatori prevede un
attento lavorio affinchè, via via, questa propensione si moderi e si apra alla condivisione.
Ciò che mi sembra emergere in questi tempi è una sorta di indifferenza a questa attitudine egoista… anzi: non è raro sentire
affermare che esiste un “sano egoismo” i cui confini, però, non sono mai ben definiti! Rispetto all’egoismo dei bambini non
viene più posta una grande attenzione, al contrario, mi pare di scorgere una sorta di compiacimento da parte dei grandi: i bambini chiedono e gli adulti acconsentono per avere, a loro volta, un ritorno a livello di affetto e stima.
Non solo: l’egoismo, non più arginato a dovere, si tramuta in un vero e proprio sistema culturale, il cosiddetto “individualismo”,
dove non ci si considera più persone, ossia esseri interdipendenti, in costante relazione, ma individui regolati da norme e da
leggi che tutelano il singolo da eventuali invasioni di campo…
Da cristiani occorre che ci rivestiamo con più convinzione di sentimenti di amore e di fraternità per risvegliare la bellezza di
una vita di comunione, dove ognuno possa riconoscere, come dice san Paolo nella sua Prima lettera ai Corinti: che «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune». Ogni uomo non è un’isola, non è arcipelago! Ogni uomo è una parte di un tutto: «a uno viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro il linguaggio di conoscenza; a uno la fede; a un altro il dono delle guarigioni… Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito».
È una bella sfida: giochiamola! Ne vale la pena…