«Gli anziani del popolo dissero: “Con quale autorità fai queste cose?”». Parafrasando: “Chi credi di essere?”. Quante volte ce lo siamo sentiti dire… chiunque eserciti una qualche autorità, prima o poi, si scontra con questa obiezione. In sostanza, nessuno accetta un’autorità superiore a sè… l’ideologia che va per la maggiore è che tutti siamo sullo stesso piano e a nessuno può essere attribuita una autorità particolare. A meno che, soggettivamente, gliela si riconosca! Cioè: l’autorità è quella che piace, che si giudica degna, che riesce ad avere consenso. Così avviene che l’autorevolezza sia una conquista più che un dato. È innegabile che c’è del bello e del vero in questa direzione: autorità che fanno valere le proprie ragioni a partire dal ruolo e non da una testimonianza di vita, effettivamente faticano ad essere credibili… Tuttavia, la messa in discussione radicale di ogni ruolo autoritativo è pure molto pericoloso perchè fa andare tutto verso una deriva autoreferenziale! Gesù diceva sull’autorità: “fate ciò che dicono ma non fate ciò che fanno!”. Le parole hanno un peso differente in base a chi le pronuncia: questo è il riconoscimento dell’autorità! Che siano medici, che siano professori, che siano preti, che siano politici, che siano scienziati, che siano artisti, occorre riconoscere l’autorità che hanno! Altrimenti siamo pecore senza pastore… e non possiamo che cadere nel burrone del relativismo! Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Luciano che ha terminato la sua corsa e ora si presenta al giudizio della misericordia