Qual è l’esperienza che facciamo nella preghiera? È un effettivo interagire con un Altro o un chiacchiericcio interiore tra sè e sè? Quante persone sostengono di pregare in maniera personale, superando le formule tradizionali e i momenti liturgici… il rischio è di fare della preghiera un moto individuale e solipsistico davvero sterile e inutile! A pregare si impara! C’è bisogno di un maestro che ci introduca ad un linguaggio che non ci è così naturale! È interessantissimo notare come nelle pagine della Scrittura più volte è descritta la preghiera dell’uomo come un grido indistinto a Dio… è il grido di chi è angosciato e si sente solo e invoca salvezza! È un grido che non sa bene a chi sia indirizzato… ma l’esperienza è quella dell’esaudimento! Dio ascolta! Ma chi è questo Dio? Qui si inserisce il grande insegnamento di Gesù: questo Dio è il Padre! Se un uomo non impara a rivolgersi a Dio come figlio non pregherà mai secondo il Vangelo! E pregare Dio come Padre significa avere la certezza di essere ascoltati ed esauditi! Chi prega come se comperasse un biglietto della lotteria, sperando in una vincita estemporanea non ha conosciuto la paternità provvidente di Dio! Chiediti: Dio ha mai esaudito la tua preghiera? Buona domenica