Quando ascoltiamo un brano di Vangelo è bene avere l’accortezza di stare attenti a quali sono i soggetti a cui Gesù si riferisce: diverso è se parla ai discepoli o ai farisei o alla folla. I toni e gli argomenti sono sempre strettamente legati ad un contesto di relazione ben definito: si possono fraintendere facilmente i messaggi se non è attenti! Il brano che ascoltiamo oggi, ad esempio, si presta ad interpretazioni fantasiose e fuorvianti: certamente Gesù non sta descrivendo come saranno il paradiso e l’inferno e nemmeno cosa accade nello specifico a chi si comporta in un determinato modo… Gesù si sta intrattenendo in tono polemico con i farisei che non intendono prestare ascolto alla sua parola perché si attengono agli insegnamenti tradizionali e non sono disposti ad aprirsi alla novità del Vangelo. Il vero scopo della parabola, quindi, è quello di mettere chiaramente i farisei di fronte alla loro cocciutaggine. Chiarissime, a questo proposito, queste parole di Gesù: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» . I farisei si trovano nella condizione di chi pensa di essere fedele a Dio perché osserva tutta una serie di norme e precetti ma, alla fine, non ascoltano Mosè e i Profeti, che sono i portavoce più accreditati di Dio! Va ancora più in profondità l’affondo di Gesù: va bene non ascoltare i Profeti ma ora che è davanti ai loro occhi il Figlio di Dio dovrebbero ravvedersi… in realtà, nemmeno la risurrezione riuscirà a scalfire la loro presunzione e saccenteria… Sentiamo rivolta questa pagina di vangelo al fariseo che è in noi, a quella parte di noi che presume di essere nel giusto e non sa mai mettersi in discussione. Chiediamoci: cosa deve ancora fare Dio per convincerci della stringente necessità della conversione? Buona domenica