«Guai a voi, farisei… Guai a voi, dottori della Legge...», dice Gesù nel Vangelo di oggi. Ci sono dei biblisti che preferiscono tradurre al posto di «guai» “ahimè per voi”, dove emerge più che un giudizio un dispiacere, un rammarico. Gesù richiama chiunque si colloca sopra gli altri per riportare tutti alla condizione della propria verità: prima di giudicare occorre considerare le proprie mancanze. Gesù non giudica ma mette in risalto l’assurdità di chi giudica. San Paolo ha capito la lezione e nella sua Lettera ai Romani scrive: «Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso». È inevitabile per l’uomo giudicare… di fronte a ciò che accade ognuno di noi avverte delle sensazioni e reagisce. Gesù ci esorta a prendere quel giudizio e calarlo prima di tutto su di noi! Questo è un esercizio molto salutare: quando giudichiamo una persona chiederci perchè giudichiamo, perchè ci provoca una contrarietà, dove porta quel giudizio, a chi giova… ci accorgeremo che quel giudizio novantanove volte su cento è un tentativo per togliere l’attenzione da noi stessi e giustificare qualche nostra falla… Questo non vuol dire che ci dobbiamo disinteressare di tutto! Ma, anzitutto, occuparci di noi… Buona giornata