Un ostacolo notevole nell’esperienza del credente che mi sembra di rilevare in questo nostro tempo riguarda una considerazione prevalentemente psicologica della fede: credere significa essenzialmente sentire, percepire, avere coscienza. Dove porta questa concezione? Ad una radicale riduzione del dato di fede alla percezione del soggetto! Non è l’avvenimento oggettivo del compiersi della Grazia a offrire la luce per rischiarare i passaggi oscuri dell’esistenza ma l’emozione che da al singolo una data esperienza o un particolare momento del proprio vissuto. Da qui tutte le fluttuazioni della vita credente da una pratica assidua ad una sospensione radicale della stessa in base a dove porta il cuore… Il fatto è che la fede, in realtà, è un dato oggettivo! È un farsi dell’opera di Dio che dalla promessa passa progressivamente al compimento! Maria non è madre di Gesù perchè se lo sentiva ma perchè lo Spirito l’ha resa tale! Pietro è diventato pescatore di uomini non perchè era la cosa che lo attirava di più ma perchè Gesù lo ha chiamato a tale missione! Nella vita di Maria e di Pietro è avvenuto qualcosa che ha reso nuove le loro vite! La loro carne è stata trasfigurata! Gesù oggi ci chiede: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Cosa rispondiamo? O siamo fratelli o non lo siamo… Buona giornata