Mi ricordo di aver visto un film dove un eremita, oggettivamente burbero, estremamente povero, giudicato pazzo, che non faceva altro che ripetere lungo il giorno sempre la stessa giaculatoria “Abbi pietà di e peccatore!”. Non era una preghiera di semplici parole: era una convinta dichiarazione della propria condizione di peccato. La gente gli stava alla larga… lui pregava… il suo rapporto con il Signore era basato su una confidenza filiale eccezionale. Alla fine del film tutto diventa chiaro, quale sia stata la forza della sua preghiera, e come la sua profonda fede gli avesse permesso la convivenza con il suo peccato… Mi ha fatto rimembrare questo film il Vangelo che ascoltiamo oggi che narra il miracolo di Gesù verso il cieco di Gerico: che cosa origina l’intervento sollecito del Salvatore? La dichiarazione limpida e disarmata: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Il cieco non grida il suo bisogno immediato di vedere ma la sua condizione di miseria! Il cieco manifesta di aver compreso che è soprattutto la sua umanità corrotta spiritualmente ad aver bisogno di cura… Degli occhi che vedono dentro una umanità ammalata sono ugualmente ciechi! È così che questo brano non può che interpellare ognuno di noi in maniera seria e puntuale… Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Lucia perchè i suoi occhi ora possano vedere il Signore faccia a faccia