Con questa IV domenica di Avvento ci avviciniamo alla celebrazione del Natale, l’attesa si fa più intensa e lo sguardo si distoglie da Giovanni il Battista – figura centrale nelle scorse due domeniche – per concentrarsi sull’Emmanuele, il «Dio con noi», annunciato profeticamente ad Acaz e, ora, a Giuseppe. La liturgia ci fa indugiare su colui che deve venire, ma da una prospettiva particolare, quella di Giuseppe.

Diversamente da Acaz, incapace di interpretare i segni di Dio nella storia della salvezza, Giuseppe è l’«uomo giusto» (Mt 1,19), disponibile ad assumere nella propria vita il sogno stesso di Dio. La sua fede ci illumina, affinché possiamo anche noi celebrare, da donne e uomini giusti, il mistero del Dio-con-noi.

Se Luca racconta la vocazione di Maria, in Matteo incontriamo la vocazione di Giuseppe che ascolta la parola di Dio in sogno. È questo un elemento tipico della sua figura nel primo Vangelo: gli eventi principali della sua vita accadono mentre dorme.

Giuseppe dorme anche nelle circostanze più drammatiche. È forse indifferenza verso le due persone che gli sono state affidate, Gesù e Maria? No davvero. Ma è totale fiducia in Colui che gliele ha affidate. C’è un sonno dannoso che equivale a fuga, evasione nel regno dei sogni, diversione fuori della realtà. E c’è un sonno buono, il sonno dell’uomo che, pur avendo grattacapi, li affida a Dio prima di addormentarsi. (…) San Giuseppe ci dà un mirabile esempio di fiducia e di fedeltà quieta e silenziosa. (…) Ed è anche la lezione del Vangelo: «Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa» (Mc 4,27). (cfr. Luca Fallica, Un tesoro tra le mani).

Buona domenica