Naaman, un comandante dell’esercito degli aramei, ricchissimo… eppure malato di lebbra. Non c’è nessuna cura che lo guarisca. Viene a sapere di Eliseo, potente profeta di Dio: decide di andare da lui, di giocare questa carta. Gli va incontro forte dei suoi beni, come se la vita si potesse comperare: «Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci mute di abiti». Eliseo lo aspetta a casa. Non gli va nemmeno incontro: gli manda un servo e lo invita ad andare a bagnarsi nel Giordano. Eliseo non è interessato ad ottenere gloria e ricchezza: a lui preme manifestare semplicemente la grandezza e la potenza del Dio di Israele. A guarire non è Eliseo, dietro compenso, ma il Signore per semplice grazia! Naaman non vorrebbe obbedire alla richiesta dell’immersione nel Giordano: troppo poco, troppo banale, troppo feriale! Si tratta sostanzialmente di un rito: Dio può sanare anche senza ritualità, ma la ritualità è la modalità attraverso la quale, normalmente, Dio manifesta la sua grazia! Naaman. alla fine, cede al rito e fa l’esperienza della salvezza! È un avvenimento che si compie gratuitamente e Naaman ne è meravigliato… Così agisce il Dio d’Israele ancora oggi: non poniamo ostacoli alla sua azione! Bona giornata