PORTARE FRUTTO!!!

Essere una terra buona! Questa parabola del seme colpisce perché è esigente. Certo, noi dobbiamo chiederci in quale tipo di terra ci poniamo. Ma non è qui che troveremo il dinamismo necessario per divenire terra buona in cui la parola produrrà cento frutti da un solo seme. Piuttosto guardiamo, ammiriamo e contempliamo la volontà di Dio, che vuole seminare i nostri cuori. La semente è abbondante: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente”. Il Figlio di Dio è uscito, è venuto in mezzo agli uomini per questo, per effondere la vita di Dio e per seminare in abbondanza. Sapersi oggetto della sollecitudine di Dio, che vede la nostra vita come un campo da fecondare. Il nostro Dio è un Dio esigente perché è un Dio generoso. E la sua generosità arriva ancora più in là. Dio è il solo a poter preparare il campo del nostro cuore perché sia pronto ad accogliere la sua parola. Certo, dobbiamo essere vigili per evitare le trappole del tentatore, per eliminare le pietre e le spine, ma solo la nostra fiducia, il nostro rivolgerci fiduciosi a Dio dal quale deriva ogni bene, ce lo permetterà. Dio vuole fecondare la nostra vita. Possa egli preparare anche il nostro cuore. Buona giornata, don Michele

Accogliamo oggi con gioia don Christian, nostro nuovo parroco, perché possa sempre seminare nelle nostre vite la Parola del Signore e ci aiuti a portare sempre frutto. Benvenuto!!!

LE DONNE E GESU’

Un versetto appena, uscito dalla penna di Luca, che descrive un elemento della vita della prima comunità e che, se letto bene, dovrebbe farci saltare sulla sedia. Sì perché, nel gruppo dei discepoli, c’erano delle discepole. E non donne di servizio ma, fra di esse, anche persone di rango. E che non facevano le perpetue stirando le camicie degli apostoli, ma collaboravano attivamente all’opera di annuncio del Signore, usufruendo anche del proprio patrimonio economico personale. Sappiamo che, al tempo di Gesù, la donna nella civiltà ebraica era poco più di un’appendice del maschio, senza vera identità, senza diritti, in tutto soggetta alle decisioni del marito o del padre. Non poteva uscire da sola, né parlare in pubblico, né pregare insieme agli uomini. Una condizione di servilismo assoluto e di subalternità senza vie di scampo. Invece veniamo a sapere che Gesù aveva realizzato le pari opportunità e senza troppi problemi ma con tantissimo scandalo. Gesù “rompe” gli schemi, per lui uomo e donna sono uguali, ugualmente importanti e ugualmenti degni di essere discepoli… il Signore Gesù ha tanto da insegnare anche ai nostri giorni… buona giornata, don Michele

LA VERA COMPASSIONE

La festa di oggi ci dà una lezione di compassione vera e profonda. Maria soffre per Gesù, ma soffre anche con lui e la passione di Cristo è partecipazione a tutto il dolore dell’uomo.
La liturgia ci fa leggere nella lettera agli Ebrei i sentimenti del Signore nella sua passione: “Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte”. La passione di Gesù si è impressa nel cuore della madre, queste forti grida e lacrime l’hanno fatta soffrire, il desiderio che egli fosse salvato da morte doveva essere in lei ancora più forte che non in Gesù, perché una madre desidera più del figlio che egli sia salvo. Ma nello stesso tempo Maria si è unita alla pietà di Gesù, è stata come lui sottomessa alla volontà del Padre. Per questo la compassione di Maria è vera: perché ha veramente preso su di sé il dolore del Figlio ed ha accettato con lui la volontà del Padre, in una obbedienza che dà la vera vittoria sulla sofferenza. Chiediamo alla Madonna che unisca in noi questi due sentimenti che formano la compassione vera: il desiderio che coloro che soffrono riportino vittoria sulla loro sofferenza e ne siano liberati e insieme una sottomissione profonda alla volontà di Dio, che è sempre volontà di amore. Buona giornata, don Michele

ESALTAZIONE DELLA CROCE

Festa dell’esaltazione della croce. Che cosa ci vorrà dire la liturgia di oggi che invita a celebrare “L’esaltazione della Croce”… La Croce è un patibolo! Come può essere esaltata? La Croce è esaltata perché in Cristo da strumento di morte è divenuta strumento di vita! Lì si manifesta tutta la grandezza e la bellezza del Dio di Gesù Cristo. La croce, che è il supplizio proprio degli schiavi, racconta di un Dio capace di abbassarsi fino a quella condizione: «svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo»… Dio si immerge totalmente nell’esperienza di massima fragilità dell’uomo per mostrare come, anche lì, sia possibile vivere nella volontà di Dio, perché mai si è abbandonati dal Padre. Il Padre non abbandona il Figlio, non si dimentica di lui, sebbene Lui possa avvertire una sensazione di abbandono. Esaltare la croce non significa inneggiare alle fatiche, alle sofferenze, ai dolori, alle delusioni ma significa riconoscere che la vita è bella se donata! Cristo sulla croce dona tutto se stesso per noi, come il chicco di grano che caduto in terra produce molto frutto. Siamo chiamati anche noi discepoli a vivere la Croce come vita spesa nella quotidianità di tutti i giorni, nelle nostre scelte anche quelle più faticose e dolorose… buona giornata, don Michele

DESIDERATE I CARISMI PIU’ ALTI

A una comunità di cristiani ancora incapaci di stringersi in una trama di vincoli di sincera carità, Paolo propone di riflettere sulla metafora del corpo, realtà individuale eppure armoniosamente articolata: «Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo». Il nostro battesimo in cui ci immerge nell’unica realtà del Corpo di Cristo, cioè la Chiesa, costituisce i credenti come un’unica e multiforme realtà, dove non può trovare spazio lo spirito di competizione e di gelosia, ma nella quale è possibile imparare a riconoscere, nella diversità dei doni e dei compiti, l’azione della mano di Dio, che opera in tutti e per mezzo di tutti secondo i suoi disegni: «Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra». Diventa incompatibile con il Vangelo quindi continuare a confrontarsi con l’altro in uno spirito di rivalità, a partire dal sospetto che il dono o i doni della vita dell’altro siano migliori rispetto a ciò che noi siamo e abbiamo. Per superare queste invidie e rivalità San Paolo ci indica di crescere nel desiderio di bene verso i fratelli: «Desiderate invece intensamente i carismi più grandi»… Impariamo anche noi oggi a volerci più bene e a stimarci un po’ di più…  buona giornata don Michele