SEGUIAMO IL SIGNORE

Circondato da una «una folla numerosa», il Signore Gesù non si lascia per nulla incantare dal fascino dei grandi numeri, che spesso seducono e ingannano. Si gira verso i tanti discepoli che stanno camminando dietro a lui e decide di scuoterli precisando alcune condizioni: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Aggiunge pure un’ulteriore precisazione: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo». Gesù sembra voler chiedere anche a noi oggi se siamo davvero disposti a scommettere la nostra vita sulla sua Parola, oppure siamo ancora prigionieri di quei legami affettivi e di quella cura per noi stessi che, per quanto importanti, non possono introdurci nella vita nuova del Vangelo. Per essere discepoli del Regno occorre “molta libertà”. E per essere liberi è necessario costruire e combattere ogni giorno, come Gesù stesso osserva, attraverso l’immagine della «torre» da edificare e della «guerra» da affrontare. Il primo avversario è il nostro «io», i nostri continui bisogni di rassicurazione. Essere cristiani, cioè uomini e donne in cui cresce la vita e la maturità di Cristo, significa abbracciare una vita che punta all’amore più grande e in cui si manifestano le opere stesse di Dio.