LA VERITÁ E LA FIDUCIA

Ieri sera mi sono lasciato incuriosire da una trasmissione-inchiesta sulla strage di Erba: le conclusioni a cui la sentenza è arrivata non sembrano coincidere con la verità! Attraverso interviste, indagini, approfondimenti pare difficile giungere ad una conclusione univoca e indubitabile! Per chi ascolta e analizza le varie posizioni difficilissimo schierarsi senza alcun dubbio… Dov’è la verità? Come arrivare alla verità? Chi ha visto pare incapace di testimoniare… gli accusati sostengono la loro totale estraneità ai fatti… nelle indagini emergono falle non immuni da sospetti… Eppure, la verità esiste! Ciò che è avvenuto ha vittime certe e carnefici oggettivi… L’unica maniera per arrivare ad una conclusione è credere a qualcuno! Tutto questo cappello per dire che cosa? Oggi celebriamo la Trasfigurazione di Gesù, episodio al quale Pietro dichiara di aver preso parte e al quale far riferimento per rendere ragione alla fede che professiamo: «vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza». O crediamo a Pietro e ai testimoni o l’avvenimento cristiano rimane nell’alone del dubbio e della negazione! Questo lo spartiacque della nostra fede! Pietro è credibile o no? A ciascuno l’ardua sentenza… Buona giornata

APPREZZARE IL BENE

Prima il grido di disperazione del popolo verso Dio in forza della schiavitù in Egitto… poi il grido di disperazione del popolo verso Dio per la fame lungo il cammino nel deserto… Israele sempre di lamenta e sempre Dio risponde! Nella Bibbia esiste pure un libro delle Lamentazioni… è un’abitudine dell’uomo quella di gridare a Dio e chiedere, di non essere mai contenti, di trovare sempre motivi di insoddisfazione… Potremmo certamente scrivere anche oggi paginate di lamentazioni ogni giorno! Si attende tutto da Dio ma anche quando elargisce i suoi doni non ce se ne accorge… si trovano altri motivi per recriminare! Quando ci renderemo conto che quanto ci va bene nella vita è tutto dono di Dio? Quando prenderemo coscienza che i problemi che abbiamo sono sempre pochissimi e di poco conto rispetto alle benedizioni? Cambiare il punto di vista è troppo importante! Passare dalla lamentazione alla gratitudine sarebbe l’atto più rispettoso della verità che potremmo fare! Oltre che a rendere giustizia alla verità decongestionerebbe di molto tutte le paturnie che ci si fanno quotidianamente! Quella ricerca insana del negativo in tutto dovrebbe consegnare il posto all’apprezzamento e alla valorizzazione del positivo! Cambierebbero i volti, le chiacchierate, gli umori… Rivoluzione copernicana! Buona giornata

IL LAVORO CHE NOBILITA

Il lavoro nobilita l’uomo: non ci piove! Attraverso il lavoro ognuno di noi esprime il suo estro, la sua creatività, il suo amore. Al lavoro è annessa la fatica che può essere fisica o mentale: la genesi la associa ad una sorta di punizione divina in forza del peccato… Da una parte tutti vorrebbero lavorare e dall’altra tutti non vorrebbero far fatica. Non è possibile scindere queste due realtà! D’altronde, si trovano molte persone che svolgono il loro lavoro con grande passione e senza mostrare particolare affanno: qual è il segreto? Mi sembra rispondere puntualmente un’espressione del Vangelo che oggi ascoltiamo nella liturgia: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia». Se lo scopo del lavoro è semplicemente il possesso, l’arricchimento individuale, non può che manifestarsi nella sua componente rovinosa! Alla lunga, un lavoro fine a se stesso mostra il conto: per che cosa? Il lavoro è, invece, nobilitante nel momento in cui è svolto al servizio degli altri, come dono di sé! Vedere la gioia di chi usufruisce del proprio impegno è motivo di grande soddisfazione! Non sono le cose, i guadagni, gli accumuli, a rendere felici gli uomini ma il sorriso e la gioia di chi vive loro accanto! Alla fine si realizza solo chi concepisce la sua vita come offerta di sé! Buona domenica

GIUBILEO QUOTIDIANO

È bellissimo leggere e rileggere la storia del popolo d’Israele narrata nell’Antico testamento perché si ritrovano tutti gli annunci esplicitati successivamente da Gesù! L’Antico testamento è preparatorio all’esplosività della rivelazione di Cristo: se Israele ha vissuto la verità sotto la Legge a noi è dato di viverla nell’amore! È il caso del Giubileo: ogni cinquant’anni era stabilito che ad ogni persona venisse data una nuovo possibilità di vita! Uno poteva aver sbagliato tutto, aver sperperato, vissuto in malo modo, ma doveva assolutamente avere l’opportunità di ricominciare! «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo». Ciò che per gli ebrei doveva essere una legge da rispettare ogni cinquant’anni, per noi discepoli di Gesù, questa norma deve essere abituale, quotidiana! Non ci deve essere nessuno che rimane indietro, che sia scartato, che sia definito irrecuperabile! La misericordia è una dimensione da far crescere e far fruttificare! Quante persone ancora sentono di non avere più alcuna chances di vita… che si sente lo sguardo e il dito puntato… Da cristiani non possiamo rimanere indifferenti! A tutti va data la possibilità di risorgere dalla propria morte! Non è una legge ma il cuore di Dio a chiedercelo! Buona giornata

IL RITO OLTRE LA RITUALITÀ

«Il Signore parlò a Mosè e disse: “Queste sono le solennità del Signore, le riunioni sacre che convocherete nei tempi stabiliti”». Segue una sfilza di feste e solennità da celebrare, con tanto di schema rituale. È fuori dubbio che Israele ha avuto bisogno di definire i tratti della propria religiosità, distinguendola dai culti pagani, integrando e specificando il tutto a partire dagli eventi salvifici ad opera di JHWH. Tutto assolutamente normale… Gesù non ha criticato apertamente il culto antico ma, in qualche modo, ne ha decretato il compimento con la sua morte e risurrezione: Lui è il Sommo sacerdote che, una volta per tutte, è passato oltre il velo del tempio e ha riaperto la comunione tra Dio e l’uomo. Non c’è rito cristiano che possa ripetere altro da questo… Ciò che salva non è il rito ma l’evento salvifico che si ripresenta! Così facendo “le solennità e le riunioni sacre” dei cristiani non hanno nulla a che spartire con i riti né pagani né ebraici! Per i cristiani il rito è la vita: ciò che ordinariamente facciamo è il culto gradito a Dio! Scontrandosi apertamente con gli Scribi e i Farisei dirà: «Andate a vedere cosa significa: “Misericordia io voglio e non sacrifici”»! Abbiamo bisogno di purificarci non poco dalle derive religiose del cristianesimo… Buona giornata