In questa XXIX domenica del tempo ordinario Gesù ci racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre. In questo racconto si parla di un giudice che non teme Dio, che non ha riguardo per alcuno e che si trova a dover affrontare una causa sconveniente, anche da un punto di vista economico: una vedova chiede che sia fatta giustizia per lei. Il giudice non ha tempo per queste cose ed è stanco di continuare a sentire la voce di questa donna importuna, questo grido che continuamente arriva ai suoi orecchi; perciò, decide di aiutarla proprio per togliersela di mezzo. Questa azione che vista da fuori è buona ma che in fondo nasce da una intenzione cattiva, viene presa come modello di paragone per indicarci la bontà vera, quella di Dio.

La preghiera insistente della donna arriva all’orecchio di un uomo privo di misericordia, eppure viene esaudita, e Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano notte e giorno verso di lui? Il Signore Gesù ci assicura che è così: «Dio farà loro giustizia prontamente».

A volte però, a ben guardare, sembra che non ci sia una giustizia divina, perché succedono delle disgrazie, anche a noi o ai nostri cari. Perché? Dove sta la giustizia divina? Forse la giustizia di Dio non ha gli stessi parametri della nostra, forse Dio non guarda chi è buono agli occhi dell’uomo o chi non lo è, e infligge una punizione; forse il male non viene da Lui ma da Satana. Allora quando siamo nelle avversità ciò che Dio certamente fa, in modo giusto, è di starci sempre accanto con la sua presenza consolante, con la forza del Suo Spirito Santo, dandoci quella forza. La giustizia sta nel non essere lasciati soli da Dio e nell’essere sempre in relazione con Lui e avere fede in Lui, nonostante tutto. La preghiera quotidiana, quella relazione con Lui, è quindi il nutrimento spirituale che mantiene in comunione con Dio dentro un dialogo intimo e personale.

La preghiera quotidiana ci tiene in piedi, nonostante tutto.