Ieri – credo abbiamo sentito tutti la notizia – il comitato etico dell’ASL marchigiana ha acconsentito alla richiesta di suicidio assistito di un tetraplegico: la stampa e la televisione ne hanno dato grande rilievo contrapponendo, come abitualmente accade, la posizione della commissione di bioetica vaticana a quella dell’associazione Coscioni. Da una parte, la visione anacronistica e oscurantista della Chiesa che nega i diritti e dall’altra la prospettiva aperta dei diritti individuali senza se e senza ma. In realtà, la questione è sempre molto più complessa: i casi singoli sono da prendere in considerazione con molta discrezione e pudore perchè hanno in sè problematiche e situazioni particolari che è giusto affrontare nel rispetto più assoluto… Che questa persona soffrisse e non ne potesse più è assolutamente innegabile… le sue esternazioni di dolore non si potevano di certo bypassare con indifferenza… La questione è un altra: come rispondiamo come società a chi ci grida il suo dolore? Facendo il massimo per ascoltarlo o per zittirlo? Forse l’interrogativo sul come assolvere al meglio al rapporto medico – malato non può essere semplificato e banalizzato con un semplice diktat legale… Ma così è: «sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto». Per fortuna… Buona giornata