Archiviata la grande paura che tutti avvertivamo nel picco della virulenza pandemica da coronavirus dove ci si sentiva bisognosi di esprimere unità e solidarietà, siamo entrati nel tempo della polemica, della recriminazione, della rabbia… la destabilizzazione degli stili di vita, le insicurezze economiche, le restrizioni della libertà, stanno portando tutti a buttar fuori tutte le repressioni e le paure più recondite. Non è un dato solo civile ma anche ecclesiastico! La questione del ritornare o no a celebrare la Messa con il concorso di popolo sta facendo emergere anime molto diverse del clero e dei fedeli: c’è chi è per la lotta dura al fine di ottenere il permesso al più presto e c’è chi ritiene corretto sottostare alle autorità competenti per la salvaguardia della salute pubblica, puntando maggiormente sui molteplici ambiti del vivere la fede oltre la celebrazione dell’Eucaristia. Come sempre, è normale che la verità sta nel mezzo: tutti hanno delle ragioni sacrosante e tutti si esprimono in forza del proprio amore per Cristo e per la Chiesa! A me pare che siano illuminanti queste parole di Giovanni apostolo: «se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri». Salvaguardiamo a tutti i costi la comunione!