Il Padre darà cose buone a chi gliele domanda (Lc 11,5-13)

La domanda del discepolo è interessante. Egli va a mezzanotte da un amico per chiedere in prestito tre pani da mettere in tavola, perché sta arrivando un altro amico da un viaggio. Questi pani sono vitali, sia per il sostentamento del corpo, poiché l’amico ha percorso un cammino, sia per quello dell’anima, perché l’amico si senta accolto e amato. Quella dell’amico che sta arrivando sembra la storia di ciascuno di noi, un tragitto da percorrere, qualcuno che ti aspetta, la necessità di un nutrimento. Sembra anche la storia di ogni fedele: un cammino di fede a volte contorto e faticoso, il Signore Gesù che ti attende nella preghiera, nel povero e nei ministri, un nutrimento che viene offerto e che è il Signore stesso, nella Sua Parola e nell’Eucaristia.

Questo nutrimento, che è dono di Dio, se noi lo chiediamo, viene sempre elargito, ogni giorno. Se noi domandiamo, il Signore si alza e ci viene incontro con ciò che ci serve, perché egli dà a larghe mani, si fa trovare nel momento del bisogno, apre le sue braccia per accoglierci in ogni momento, anche quello della sofferenza, anzi soprattutto in quello.

Ricordando anche la preghiera del Padre nostro, che ieri abbiamo ascoltato nel vangelo, Gesù ci ricorda ancora una volta, che il Padre del cielo sa dare cose buone a noi suoi figli, e lo Spirito Santo a quelli che lo chiedono. Buona giornata, un sorriso.

Gesù è mite e umile di cuore (Mt 11, 25-30)

Gesù annuncia il Regno dei Cieli, e seppur rifiutato da “questa generazione”, continua a proclamare la buona novella, perché ha a cuore la vita delle persone. Oggi – nel giorno in cui la Chiesa è in festa per S.Francesco, il poverello di Assisi – lo fa appunto attraverso l’immagine del “piccolo” e del sapiente.

Il Regno dei cieli viene rivelato ai piccoli. Le “cose” del Regno sono svelate solo a coloro che hanno l’umiltà di lasciarsi interpellare dalla Sua vita e dalle Sue Parole. Queste “cose” di cui parla Gesù, sono le relazioni fondamentali che esistono in Dio, cioè i rapporti tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Chi si lascia interpellare dagli insegnamenti del Figlio conoscerà quindi il mistero di Dio Padre e dello Spirito Santo.

E un modo per lasciarsi interpellare dalla Parola di Dio è andare da Gesù con le proprie stanchezze e le proprie oppressioni, cosicché egli, che è “il piccolo”, ed è mite e umile di cuore, ci insegnerà come affrontarle. Il giogo di Gesù infatti è leggero perché egli non lo porta da solo, e anche noi, in Dio, non siamo mai soli.

Va’ e anche tu fa’ così

Nel racconto di oggi (Lc 10,25-37) il protagonista è un samaritano, uno che al giorno d’oggi sarebbe paragonabile ad un avversario, ad un nemico o ad uno straniero: insomma il samaritano è uno da tenere alla larga. Eppure quel samaritano, su cui non avremmo mai puntato un centesimo, è colui che vede, che ha compassione, che si fa vicino, che fascia le ferite, che si fa carico di noi e che ci accompagna verso la salvezza. Il Signore Gesù, con i suoi racconti, spesso ci disorienta, poiché di fronte ad una visione miope e spaventata della realtà, allarga sempre i nostri orizzonti e ci chiede di non restare sulla superficie delle cose, ma di scendere verso le profondità di una conoscenza vera del creato e dell’uomo. Nella parabola poi, se scaviamo un po’ di più, in filigrana scorgiamo Dio, che si avvicina alle nostre ferite e le sana con il perdono di un Padre buono, con il sacrificio di un Figlio amato, con la dolcezza dello Spirito Santo, brezza leggera che accarezza i nostri guai. Buona giornata a tutti 🙂