Rimanere nell’Amore di Cristo (Gv 1a.3-9)

Facendo riferimento alla prima lettura di oggi, tratta dalla seconda lettera di S. Giovanni apostolo, ascoltiamo alcune parole che sono rivolte ad una comunità pagana eletta alla fede in Cristo. Giovanni si rivolge a lei – la Signora eletta – dicendo la sua allegrezza nel trovare alcuni membri di questa comunità, che camminano nella verità di Cristo, secondo il comandamento ricevuto da Dio Padre.

E Giovanni giunge a questi membri, non per consegnare loro altre norme o altre vie da seguire, ma la medesima via, perché ciò che si è ricevuto sin dal principio, il comandamento dell’Amore, è il fondamento della fede in Dio. La richiesta di Giovanni riprende ciò che Cristo ha detto e ha vissuto, ovvero il camminare nell’amore di Dio e del prossimo, che si traduce nell’amarsi gli uni gli altri come lo stesso Cristo ha amato la Sua Chiesa.

Giovanni infine mette in guardia la comunità a cui si rivolge, e allo stesso tempo mette in guardia anche noi, dicendo che sono apparsi nel mondo dei seduttori, ovvero coloro che con le parole e i fatti “conducono a sé”, anziché a Cristo. L’apostolo chiede di rimanere nella Legge dei comandamenti, la Legge dell’Amore, per possedere il Padre e il Figlio, per rimanere nella gioia del cuore. Buona giornata.

Il Regno di Dio in persona (Lc 17,20-25)

Oggi il brano di vangelo ci guida a riflettere sulla realtà del Regno di Dio. Nel dialogo che ascoltiamo, i farisei domandano a Gesù: «Quando verrà il Regno di Dio?», pensando che il Regno di Dio sia un luogo, quindi un “dove”, ma Gesù risponde indicando altro. Gesù ci sorprende sempre perché la Verità che Lui porta va oltre le nostre aspettative e le nostre capacità o intuizioni.

Quando il Signore risponde ai suoi interlocutori indica piuttosto un “chi”. Oltre a dire che il Regno di Dio non verrà in modo da riconoscerlo facilmente, dice anche una frase che svela le Sue intenzioni. Egli esclama infatti: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete».

Con questa esclamazione Gesù ci sta dicendo che il Regno di Dio è “Lui” e non c’è bisogno di aspettare qualcosa di particolarmente appariscente per incontrarlo, ma lo si può già fare, quotidianamente, nell’umiltà. L’incontro con il Cristo risorto, ovvero con il Regno di Dio in persona è già quando mettiamo in pratica la Parola, è quando siamo accanto ad un fratello che soffre, è quando partecipiamo all’Eucaristia, è quando ci lasciamo amare. Buona giornata.

Lo zelo per la tua casa mi divorerà (Gv 2,13-22)

Oggi ricorre la festa della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano (lateranense), anche definita come la Cattedrale di Roma. Essa è la chiesa madre della diocesi di Roma ed è la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d’Occidente. Sita sul colle del Celio, la basilica è la rappresentazione materiale della Santa Sede, che ha qui la sua residenza.

In corrispondenza con la festa di oggi vi è una lettura che mette in evidenza l’importanza del Tempio (di Gerusalemme) e mostra come l’interpretazione cristologica di questi versetti, trasforma un luogo di fede nella fede in una persona. Gesù, infatti, trovandosi al Tempio di fronte a Giudei che non onoravano i veri motivi per cui salire in questo luogo di preghiera, mise in crisi la loro struttura mentale e di fede, equiparando il Tempio di mattoni alla Sua persona. Gesù compie una trasformazione straordinaria perché converte lo sguardo di fede di quelle persone, e anche il nostro, verso il vero luogo da adorare: Lui e la sua Risurrezione.

Ricordiamoci che non siamo più legati ad uno spazio fisso, morto, ma ad una persona, viva, che ci rende vivi al presente. Buona giornata di festa.

PS: Ieri il sito Internet della parrocchia è rimasto off-line tutto il giorno per tecnicismi: ce ne scusiamo!

Perdonare ci rende nuovi (Lc 17,1-6)

Il vangelo di oggi tratta diversi temi e in particolare parla della correzione fraterna. Non è sempre facile correggersi a vicenda, forse perché si ha paura di perdere la persona che si corregge, ma il Signore ci chiede di farlo sulla sua parola, anzi, per la Legge del vangelo Gesù ci chiede addirittura di “rimproverare” nostro fratello in Cristo. Per essere precisi il Signore dice: «Se tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Son pentito”, tu gli perdonerai».

In queste parole, l’altra parte della medaglia rispetto al rimprovero è il perdono: forse la fase più difficile. Perdonare è davvero complicato perché comporta un azzeramento di tutti quei sentimenti che l’altro provoca in noi con l’offesa o con un gesto che ci ha ferito. Si tratta in fondo di continuare a vivere, nonostante quelle ferite, anzi con quelle ferite.

Perdonare però è anche quell’atteggiamento che ci rende davvero nuovi, diversi. Ci riempiamo la bocca di perdono e poi facciamo fatica a lasciar passare anche le “piccole offese” recate alla nostra persona, proprio come fa il mondo. Forse la differenza grande rispetto al mondo è proprio questa: smetterla di ergersi giudici degli altri, condannando con sentenze anche pesanti, e lasciar fare a Dio, che del giudizio è il padrone. Buona giornata 😊.

Un’esistenza nuova (Lc 20,27-38)

L’episodio evangelico (Le 20,27-38) mette in scena l’incontro di Gesù con un gruppo di sadducei, coloro che rifiutavano la risurrezione dai morti. Lo scopo della loro domanda è di mettere in imbarazzo Gesù. Con un esempio concreto, cercano di mostrare che l’idea della risurrezione è ridicola ed è estranea alla Scrittura, e cercano di dimostrarlo attraverso un esempio ricavato dalla legge di Mosè (cf. Dt 25,5-10).

Nella sua risposta Gesù cita sorprendentemente Es 3,6, che è un testo su Dio e non sulla risurrezione. Gesù conduce il discorso alla radice, cioè alla rivelazione del Dio vivente e alla sua fedeltà: se Dio ama l’uomo, non può abbandonarlo in potere della morte.

Ma la risposta di Gesù polemizza anche con quei farisei, che concepivano la risurrezione in termini materiali, prestandosi in tal modo all’ironia degli spiriti più liberali, ironia di cui il racconto evangelico offre un ottimo esempio: una donna ebbe sette mariti, nella risurrezione di chi sarà moglie? Gesù afferma che la vita dei morti sfugge agli schemi di questo mondo presente: è una vita diversa perché divina ed eterna; verrebbe da rassomigliarla a quella degli angeli (cf. v. 36).

Si può aggiungere un ultimo, importante aspetto. Il Vangelo di Luca si rivolge anche a destinatari provenienti dal mondo ellenistico, che non accettavano la risurrezione del corpo: il corpo è la prigione dello

spirito e la salvezza consiste, appunto, nel liberarsene. Il pensiero greco è fondamentalmente dualista, e parla volentieri di «immortalità», ma non di risurrezione. Di fronte a questa mentalità l’evangelista si preoccupa di spiegare che la risurrezione non è un prolungamento dell’esistenza presente o la rianimazione di un cadavere, ma un salto qualitativo. Un’esistenza nuova. (Tratto da don Bruno Maggioni)