Quando ero piccolo, mi ricordo benissimo, quelle rarissime volte che si scendeva a Sondrio per qualche pratica burocratica o per qualche visita medica, era tappa imprescindibile il Santuario di Tirano. Con mamma e papà si entrava in Basilica e subito ci si apprestava all’altare dell’apparizione per una preghiera e per l’accensione della candela. I miei occhi da bambino erano rapiti dal cestino di vimini tutto rotto del beato Omodei, dalla scritta “Bene avrai” e, soprattutto, dalle tante fotografie fatte cadere sul luogo dove Maria ha posato i piedi… Il cestino mi richiamava il fatto: c’era qualcosa di concreto che attestava la storicità dell’avvenimento. Le parole erano la promessa della Mamma ai suoi figli. Le foto erano la fiducia filiale di tanti figli attanagliati dalle prove più disparate. Capivo che il passato, in Dio, è presente! Il Santuario è l’esperienza viva di una sollecitudine che non è figlia del mordi e fuggi ma di chi mette si mette in gioco e non si tira più indietro! Il vescovo Maggiolini ha voluto che il Santuario di Tirano diventasse per la Diocesi di Como il luogo dove si sperimenta la cura di Dio per la sofferenza… mettiamo ai piedi della Madonna le nostre pene: non resteremo senza consolazione! Buona giornata