GIOVANNI BATTISTA PROPEDEUTICO AL SIGNORE

Solennità della nascita di Giovanni Battista. Facciamo memoria del giorno in cui è nato il più grande fra i figli dell’uomo. Elisabetta gli impose il nome: «Si chiamerà Giovanni». Cosa significa il termine Giovanni: dono o grazia di Dio, ma anche Dio ha esaudito, il Signore è misericordioso. Fu proprio così per Elisabetta considerata ormai irrimediabilmente sterile… Bello questo celebrare la misericordia di Dio in fatti così semplici e ordinari! Difficilmente oggi i nostri nomi sono una rilettura teologica del nostro venire al mondo… Si sceglie il nome in base alla moda, alla musicalità, alla tendenza! Tornassimo a considerare la nascita dei bambini un evento di grazia e una sorpresa per tutti! Servono cristiani capaci di rileggere la storia come storia di salvezza! Giovanni Battista è un atto d’amore di Dio in vista di Gesù… Quanti Giovanni battista ci sono nel mondo e noi non li riconosciamo: Dio non smette di predisporre l’umanità all’accoglienza della sua venuta! Manteniamoci aperti: con le braccia aperte, con la bocca pronta, con il cuore spalancato al bene! Il Signore certamente ha già preparato qualcuno che sia capace di aiutare e sostenere … compito ingrato ma necessario! Viva Giovanni Battista: ancora ci porta a Gesù, con entusiasmo! Buona giornata

LA FIDUCIA

Spesso dichiaro di essere piuttosto critico rispetto ai proverbi popolari. Perchè? Perchè, generalmente, il senso comune è lontano dalle logiche evangeliche… “la carne ha desideri contrari allo spirito“! Il proverbio “fidarsi è bene e non fidarsi è meglio”, ad esempio, è chiaramente in antitesi alle esortazioni di Gesù! La fiducia è alla base dell’amore: perchè l’amore è gratuito, non fa calcoli, si dona e basta! Chi inizia a soppesare se dare fiducia o meno ad una persona significa che non intende perdere qualcosa di sè senza averne un guadagno… Ogni giorno mi misuro con questa questione della fiducia: tutte le persone che mi suonano al campanello e mi chiedono aiuti, favori, consigli… sono affidabili? Mi devo fidare? Spesso sono dibattuto... Alla fine mi devo ripetere disarmato che è necessario, per essere discepolo, fidarmi… a costo di essere fregato! Un versetto del Vangelo di oggi è una esortazione ad essere radicali nella sequela: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete». Il lupo rapace che è in noi va trasformato in agnello! Il frutto da cui siamo riconoscibili, alla fine, è solo ed esclusivamente la carità! Buona giornata

CHE COSA VIENE PRIMA

Qual è il motivo principale per cui si litiga tra fratelli? Credo non vi sia ombra di dubbio: la roba! Gesù lo aveva detto a chiare lettere: i beni sono un vero e proprio idolo che chiede dedizione totale e sottomissione… sono una alternativa chiara a Dio: o si serve Dio e si diventa liberi o si serve la ricchezza e si diventa schiavi! È giusto riconoscere che ogni uomo prima o poi si trova alle prese con questo conflitto: prima l’amore o prima la ricchezza… Verbalmente e per principio non c’è alcuna perplessità, praticamente è molto difficile: richiede grande libertà e un senso forte di fede! In questo senso è molto interessante il brano della Genesi che leggiamo oggi dove Abramo e Lot decidono di dividersi. Su questa battuta mi soffermerei: «Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra». È Abramo che parla: si vede che considera la sua ricchezza principale la promessa di Dio… Nella scelta, Lot mostrerà la sua prospettiva mondana: sceglierà, ovviamente, la parte più florida! Il tempo mostrerà chi ha scelto secondo Dio e chi ha scelto secondo il mondo… val la pena pensarci un po’… Buona giornata

UNA VITA PIENA

«Il Signore disse ad Abram: “Vattene dalla tua terra… Farò di te una grande nazione”», Mi piace da morire questa nuova traduzione dall’ebraico! Prima c’era un moderato “esci”Ora, invece, un perentorio “vattene”! È una esortazione a strappare con la propria vita naturale, ordinaria, scontata… Dio è come se dicesse: ” Basta accontentarti di una vita mediocre, che tira a campare: tu sei fatto per destini molto più ambiziosi”! Dio vuol fare di Abramo una “grande nazione”, non un semplice comparsa… Queste esortazioni sono rivolte a tutti noi che, tentati dal maligno, siamo portati o a consideraci poca cosa o a investire tutto su realtà effimere e inutili… Quanta gente che conosco è ingrippata dentro pensieri di disistima e autocommiserazione… così come affannata dentro vane attività di prestigio mondano… L’infelicità invade il cuore delle persone ben più di quello che appare ai nostri occhi! Gratta gratta, moltissime delle esistenze si rivela insoddisfacente e inconcludente… Guai accontentarsi! Quando c’è tristezza nel cuore occorre ricorrere alla ricerca delle cause: mai pensare che “tanto non cambia niente”! Gesù è venuto perchè noi avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza, non dimentichiamocelo mai! Pertanto, non ci deve essere mai una vita arresa al corso delle cose… “Vattene!”… ricordiamocelo! Buona giornata

CHE FEDE ABBIAMO?

«Chi ha chiuso tra due porte il mare… dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?». Bella questa immagine che ascoltiamo oggi dal Libro di Giobbe: narra chiaramente come l’esperienza dell’avversità ha un limite, non ha un potere illimitato! Il Padre celeste non permette al maligno di contrastare la vita fino a rapirla: noi siamo suoi, nulla ci potrà strappare dal suo amore!
Lo stesso concetto è ribadito dal racconto della tempesta sedata nel Vangelo di Marco: «Minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”».
La barca della Chiesa è spesso e volentieri alle prese con i venti più avversi, sballottata dalle onde del male, ma non è questo il problema, sembra dire Gesù! Il problema non sono le difficoltà da affrontare ma la fede che manca… È un rimprovero pesantissimo quello di Gesù ai suoi discepoli: nel momento della prova non lo hanno cercato per contrastare i problemi nei quali si trovavano ma per salvarsi la pelle! La paura della propria sussistenza – e quindi del proprio io individuale – era in cima alle loro priorità!
C’è da fare un bel esame di coscienza per tutti noi discepoli: come preti, di fronte ai marosi dell’individualismo e del secolarismo, di fronte alle povertà economiche e sociali, di che cosa ci preoccupiamo? Di quanti ci seguono, di quanti frequentano, di quanti stanno dalla nostra parte? Come papà e mamme: di fronte ai figli che vivono alla giornata, di fronte a disagi emotivi e valoriali, di che cosa ci preoccupiamo? Se realizzano i nostri sogni, se rimangono legati a noi, se hanno una bella paga? Che posto ha Dio in noi? Quanto sentiamo che Lui ci basta? Quanto siamo gratuiti nelle nostre scelte? Quanto, invece, dipendiamo ancora dai nostri piccoli e meschini interessi?