C’è un battesimo nell’acqua e c’è un battesimo nello Spirito: Giovanni Battista battezzava nell’acqua e Gesù battezza nello Spirito! Il primo ha un valore esplicativo di una intenzionalità personale alla purificazione e alla conversione e il secondo ha una incidenza spirituale che inaugura un’esistenza nuova, una opera salvifica irrevocabile.
Il rito battesimale che noi celebriamo utilizza ancora il simbolismo dell’acqua ma strettamente unito al simbolismo dell’olio crismale: il Battesimo è un invito forte alla conversione ma supportato dalla grazia dello Spirito! Ciò che avviene in un battezzato non è più un’opera autonoma ma sinergica, ossia con lo Spirito!
Questo passaggio sostanziale mi sembra ben descritto da queste parole che troviamo nel testo del vangelo di Luca che
racconta l’evento del Battesimo di Gesù: «Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea». Questa
“forma corporea” esprime perfettamente l’idea dell’inabitazione. Gesù, in forza del Battesimo, mostra che la sua azione non
è individuale ma comunionale: nella sua umanità si esprime corporalmente la divinità! Non c’è più una separazione netta
tra l’umano e il divino ma tutto è unito: corpo, anima e Spirito agiscono in maniera totalmente unitaria!
Ecco: il battesimo che noi celebriamo è «in Spirito santo e fuoco», cioè la nostra umanità è inabitata dallo Spirito che con gemiti inesprimibili continuamente ci ricorda di essere figli gridando in noi «Abbà, Padre!». Non siamo più alla ricerca di Dio come se non lo conoscessimo ma, via via, è in atto in noi un lavorio interiore che spinge a diventare, sempre più, una sola cosa con Lui! “Vivi ciò che sei!”, ci direbbe sant’Agostino!