Mi rendo conto che la fede è un linguaggio nel quale o uno entra con tutto se stesso o non ne capisce nulla! Spesso, quando mi trovo a parlare con le persone che mi chiedono i sacramenti per i loro bambini mi domando: ma cosa desiderano veramente? Qual è il senso che danno ai sacramenti? Sono domande che mi faccio perché, a fronte delle mie spiegazioni, vedo occhi stralunati, stupiti, increduli… sembra che parli tutt’altra lingua! È come se mi sentissi dire: “Senti don: dacci questi sacramenti e piantala di metterla giù dura con tutti questi discorsi inutili. Si è sempre fatto così… i nostri genitori ci hanno insegnato queste cose… facciamoli st sacramenti e andiamo a venti tranquilli! Tanto, alla fine, la vita è quella che è! Non sono i sacramenti a mantenerci…”. È chiaro che ad atteggiamenti così non si accompagna un grande margine di riflessione! O prendere o lasciare! Del resto anche nel Vangelo è attestato che Gesù usava un doppio linguaggio: un conto era quello che poteva dire ai suoi apostoli e un conto era quello che poteva raccontare alla gente. Dice così l’evangelista Matteo: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». Così è… occorre gioire! Buona giornata