L’episodio evangelico mette in scena l’incontro di Gesù con un gruppo di sadducei, coloro che rifiutavano la risurrezione dai morti. Lo scopo della loro domanda è di mettere in imbarazzo Gesù. Con un esempio concreto, cercano di mostrare che l’idea della risurrezione è ridicola ed è estranea alla Scrittura, e cercano di dimostrarlo attraverso un esempio ricavato dalla legge di Mosè (cf. Dt 25,5-10).

Nella sua risposta Gesù cita sorprendentemente Es 3,6, che è un testo su Dio e non sulla risurrezione. Gesù conduce il discorso alla radice, cioè alla rivelazione del Dio vivente e alla sua fedeltà: se Dio ama l’uomo, non può abbandonarlo in potere della morte.

Ma la risposta di Gesù polemizza anche con quei farisei, che concepivano la risurrezione in termini materiali, prestandosi in tal modo all’ironia degli spiriti più liberali, ironia di cui il racconto evangelico offre un ottimo esempio: una donna ebbe sette mariti, nella risurrezione di chi sarà moglie? Gesù afferma che la vita dei morti sfugge agli schemi di questo mondo presente: è una vita diversa perché divina ed eterna; verrebbe da rassomigliarla a quella degli angeli (cf. v. 36).

Si può aggiungere un ultimo, importante aspetto. Il Vangelo di Luca si rivolge anche a destinatari provenienti dal mondo ellenistico, che non accettavano la risurrezione del corpo: il corpo è la prigione dello spirito e la salvezza consiste, appunto, nel liberarsene. Il pensiero greco è fondamentalmente dualista, e parla volentieri di «immortalità», ma non di risurrezione. Di fronte a questa mentalità l’evangelista si preoccupa di spiegare che la risurrezione non è un prolungamento dell’esistenza presente o la rianimazione di un cadavere, ma un salto qualitativo. Un’esistenza nuova. (Tratto da don Bruno Maggioni)