È proprio una grande fede quella che anima il cieco della parabola di oggi. Egli che ormai è destinato a rimanere seduto, si sente investito di una nuova speranza e chiede aiuto. E una delle bellezze di questo racconto è che il cieco non domanda niente di più di ciò che gli manca: non vuole ricchezze o benessere, ma tornare a vedere la luce. Il cieco riconosce in Gesù l’unico salvatore della sua vita e non si vergogna di mostrarlo agli altri, anzi ci mette tutto sé stesso per riuscire a raggiungere il Maestro: per far sì che qualcuno lo ascolti.

Inoltre, il cieco grida, e questo grido scatena tante reazioni che forse sono anche le nostre quando sentiamo il grido di chi ha bisogno. Il grido di questo pover’uomo da un lato mostra le reazioni che si hanno di fronte alle povertà e dall’altro descrive le nostre povertà, ovvero che anche noi a volte avremmo bisogno di gridare.

Da un lato il grido smaschera la paura che anche noi abbiamo nel tendere le mani per aiutare qualcuno che ci chiede aiuto e la diffidenza che ci invade quando dobbiamo lasciarci coinvolgere, poiché è più facile dire di no. Dall’altro il grido è ciò che vorremmo anche per noi, per dire esisto. Oggi lo si dice in tanti modi, anche assurdi, ma si fatica a rivolgersi a Dio, che tutto sommato non ci respinge mai. Buona giornata e buon cammino di fede.