Ogni anno ci viene proposta dalla Liturgia, per due volte, la lettura integrale della Passione di Gesù: nella Domenica delle Palme nella versione di uno dei vangeli sinottici e nel Venerdì Santo nella versione di Giovanni. È una storia da ascoltare più che da capire. Occorre trasferirsi con il pensiero nella Gerusalemme di quel tempo e rivivere nella realtà la vicenda di Gesù, come dei contemporanei. Sarebbe bello se riuscissimo ad ascoltare immaginando di essere sulla scena, come gli uomini e le donne di quel tempo, senza tutte le conoscenze teologiche e spirituali che possediamo oggi dopo secoli di storia cristiana… perché? Perché è giusto che ci chiediamo se davvero la croce è in grado di suscitare in noi la certezza che Gesù è il Figlio di Dio o no!
Credo sia impossibile rimanere impassibili e indifferenti nel far scorrere davanti a noi la scena della Passione: per forza si è fagocitati, coinvolti, resi protagonisti. In quella storia ci siamo dentro in pieno o come poveri cristi o come impazziti persecutori… Gesù ai discepoli, ai farisei, alle folle ha detto più volte e a chiare lettere che tutti avrebbero dovuto vederlo innalzato sulla croce per riconoscerlo per davvero! Ma cosa c’entra con la nostra salvezza questa storia? Perché solo sotto la croce possiamo rinascere a vita nuova?
La risposta è chiarissima: perché nella croce Gesù non è solo! Nella croce è visibilissima la presenza del Padre! Il protagonista della scena è Dio che è amore: il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre e lo Spirito santo donato agli uomini coinvolge nella medesima dinamica chi “prende la sua croce” e vive la sua vita “perdendola” per i fratelli! È possibile donare la propria vita alla maniera di Gesù nel momento in cui come Lui sappiamo di essere dentro l’amore del Padre che “non lascia che il suo santo veda la corruzione del sepolcro”…
Stiamo sotto la croce, allora! Buona Settimana Santa
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