«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore»: questo è il dogma, cioè il punto di riferimento, il varco aperto attraverso il quale noi possiamo entrare nella luce e conoscere Dio. Gesù è la vite vera da cui nascono i figli di Dio, non ce n’è altre. Se siamo innestati in altre viti viviamo ma non da figli… e Colui che ama e si prende cura di questa vite è il Padre. Gesù sa per esperienza che non c’è momento nel quale il Padre si chiama fuori dalla vita del Figlio.
«Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia»: la decisione di tagliare un tralcio non viene presa pregiudizialmente dall’agricoltore! È la realtà che parla: se un tralcio non assume la linfa della vite non vive in maniera filiale! Inevitabilmente, è destinato a seccare. L’agricoltore non taglia il ramo ancora verde, ma quello secco… purtroppo non c’è più nulla da fare: la morte l’ha divorato!
«Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto»: ognuno di noi è figlio. Ricordando l’opera dei genitori è inevitabile far riferimento a prese di posizioni forti nei nostri confronti nel tentativo arginare certe deviazioni adolescenziali… al momento non si capisce, ma nel tempo si benedicono quelle provvidenziali potature! È così anche nella nostra vita filiale: se abbiamo pazienza comprendiamo come Dio ci porti, via via, ad una vita più piena!
«Il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite»: la vita cristiana non ha futuro se non dentro una profonda comunione con il Signore! Nessuno di noi può fare l’autodidatta nella vita spirituale: l’individualismo è il primo e il più grande nemico di una vita secondo Dio! Rimanere in Gesù è rimanere nel suo Corpo che è la Chiesa! È vivere dentro una comunione nell’ascolto e nella condivisione del Pane e della Parola!
«Rimanete in me»! Non ci vuole perdere…
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