Nella polemica con gli scribi e i farisei, il Signore Gesù pone l’accento non tanto sull’incoerenza o sulla debolezza morale dei suoi interlocutori, ma sull’evidente frattura presente nel loro modo di porsi agli occhi della gente e davanti a se stessi: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumino e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà». Viene così smascherata la malattia profonda che può affliggere la vita dei credenti: una religiosità sterile, in cui mentre si cerca di rimanere fedeli ai precetti meno impegnativi ma formalmente legati al culto di Dio, ci si prende la libertà di tralasciare i compiti più esigenti che il Vangelo ci indica, soprattutto nei riguardi degli altri. L’ipocrisia è l’atteggiamento che assumiamo quando mettiamo al centro noi stessi da non riuscire più a sentire e a percepire la presenza degli altri. Un cuore ipocrita si rinchiude in una vita schiava dell’esteriorità, in cui si spendono tante energie e risorse per mantenere pulito «l’esterno del bicchiere e del piatto». Il Signore ci invita a convertire, purificare, sempre più il nostro cuore a Lui e al suo amore per riuscire a far trasparire sempre il suo amore…buona giornata, don Michele