La storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, che abbiamo letto in questi giorni nella Liturgia è sempre suggestiva. Sembra di leggere in filigrana l’esperienza di Gesù: la fraternità tradita, il riscatto dalla schiavitù, il legame con il padre, il perdono generoso, l’abbandono all’opera provvidente di Dio… È chiarissimo come Dio, fin dai tempi antichi, abbia cercato di educarci alle sue logiche ma noi non siamo stati in grado di capirlo! E ancora non lo capiamo! Siamo testardamente ancorati al nostro sguardo miope che ci fa leggere gli eventi senza il minimo senso spirituale: o ci esaltiamo follemente perchè tutto fila via liscio come ci aggrada o ci prostriamo a terra perchè tutto va a rovinosamente a rotoli rispetto alle nostre attese… Leggere queste parole di Giuseppe ci dovrebbe aiutare a discernere con più intelligenza i segni dei tempi: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe, praticamente vive la sua esistenza tutta in esilio… paradossalmente in una condizione di grande privilegio… eppure, sa che la terra del compimento è quella che Dio prepara! Siamo capaci di vivere da pellegrini o siamo disperatamente alla ricerca di una cittadinanza? Buona giornata