Un tempo esisteva la piazza. Nella piazza si incontravano le persone e si parlava e si discuteva di tutto. Da qui è nato anche il detto “è bene non mettere tutto in piazza” perchè significa mettere tutto nel tritacarne degli umori e dell’istinto della massa. Essere giudicati dalla piazza è sempre una brutta cosa… la storia di Gesù ci dice qualcosa al riguardo. Oggi esistono le cosiddette “piazze virtuali”, i social network, dove tutti parlano ed esprimono giudizi e considerazioni su tutto e su tutti. La sostanziale differenza dalla piazza reale è che tutto rischia di essere asettico: uno scrive o risponde ma manca il “peso” della relazione, degli sguardi, delle smorfie… E così accade che le parole più che un ruolo di spiegazione e di argomentazione di una questione assumono una funzione di accusa violenta, di arma mortale! Le parole sono come pietre tirate a caso, chi colpiscono colpiscono, nessuno vede sangue, nè ferite, nè frustrazioni… Mi piace, a questo proposito, vedere come i cristiani della prima ora avevano affrontato questo problema: la folla esprimeva un pensiero, un disagio… «Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema»: e i responsabili approfondivano la questione esaminando tutto alla luce della Parola. Mi chiedo se i cristiani che scrivono sui social si attengano a questo criterio… Buona giornata