In questa XXXI domenica del tempo ordinario ascoltiamo la storia di un pubblicano molto noto: Zacchèo. Questo uomo, come tutti i pubblicani, non era ben visto dai suoi concittadini, e il motivo di questa reputazione era proprio quella bassezza di cui parla il Vangelo. Nel racconto, infatti, è scritto che Zacchèo voleva vedere chi fosse Gesù, ma non gli era possibile a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Una statura certo fisica, ma anche morale ed esistenziale.

Probabilmente il desiderio profondo di Zacchèo era quello, non solo di vedere, ma anche di incontrare Gesù e di stare con Lui, per raccontargli della sua statura e della sua volontà di operare una scelta di vita, abbracciando la buona notizia. Questo uomo aveva infatti deciso in cuor suo di accogliere la vita di Gesù, e il primo passo da lui compiuto fu appunto quello di guardarlo.

E come sempre accade nella vita di fede, quando il desiderio di incontrare Gesù è profondo e vero, è Lui stesso che ti viene incontro, e così è stato per Zacchèo. Il Signore alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

La storia di Zacchèo è un po’ la nostra storia, poiché anche noi sappiamo di essere peccatori e desideriamo che il Signore venga a salvare la nostra miseria, e mediante la Sua via, giunga a sanare il nostro debito: per questo siamo disposti a farlo entrare nella nostra dimora interiore. La storia di quest’uomo ci insegna che occorre essere sempre persone di speranza, e mentre noi, nonostante tutto, raccontiamo le nostre miserie al Salvatore, Lui trasforma la nostra esistenza in una meraviglia, cioè in una vita completamente volta a Lui. Che la fede di Zacchèo sia un po’ la nostra fede e che la sua tenacia e determinazione, diventino le nostre.