Oggi il Signore ci raggiunge con una parabola, detta delle dieci mine, che è piuttosto nota e che viene riportata non solo nel vangelo di Luca, ma parallelamente, in un altro dei vangeli sinottici, quello di Matteo, con il nome di parabola dei talenti.

Spesso questa parabola viene interpretata, per lo più dalla credenza popolare, come la parabola nella quale il Signore chiede di mettere in mostra i propri talenti, cioè le proprie capacità. D’altra parte, ad una lettura attenta, resta difficile comprendere fino in fondo che cosa significhi che vengano moltiplicate o raddoppiate le capacità di una persona.

È più semplice, come riporta l’interpretazione coraggiosa di qualche esegeta, associare i talenti (o le mine), che sono delle unità di misura, alle responsabilità, ovvero ad un compito che, come i talenti, ha un certo peso.

È proprio vero che chi si assume delle responsabilità e si impegna a portarne il peso, verrà poi premiato, se è onesto, con altre responsabilità. Questo perché dietro a tutto ciò non vi è soltanto l’impegno e la bravura, che non sono la parte preponderante, ma la fede in ciò che ci viene affidato. Ciò che abbiamo tra le mani ci è dato per dono e non per merito, e possedere tante responsabilità è essere custodi di qualcosa che non ci appartiene, ma di cui dobbiamo avere cura.