Anche oggi la liturgia della Parola favorisce un parallelo tra Gesù e Paolo, tra il maestro e il discepolo. Entrambi, sia Gesù che Paolo, hanno adempiuto al mandato ricevuto: Gesù ha parlato a nome del Padre e ha dato la sua vita fino a morire così Paolo ha parlato a nome di Gesù e si è consumato per rendere testimonianza con la vita della sua dedizione ai fratelli. La vita, però, ha un tempo: ad un certo punto occorre abbandonare il campo e lasciare che la propria seminagione porti frutto. Ci vuole una abbondante dose di fiducia e di speranza… la certezza è che il Padre – che sovraintende tutta l’opera della salvezza – porti a compimento il suo progetto! Qual è allora la paura? Il maligno, i nemici della croce… Ad agire non c’è solo la buona volontà dell’uomo aiutata dalla grazia di Dio… c’è anche il diavolo, astuto distruttore dell’opera buona di Dio! Solo Dio può assicurare una sana difesa, un valido baluardo agli attacchi messi in atto con malizia e fraintendimenti… Sia Paolo che Gesù non danno colpa all’uomo del male che commette! È un’attenzione e un bene smisurato nei confronti dell’umano… ma entrambi non nascondono la perversione di cui l’uomo è capace se Dio non lo tutela! Buona giornata

 

p.s. Una preghiera per Cesareo e Antonietta che oggi varcano la soglia della vita