Chi legge le Beatitudini capisce immediatamente di essere di fronte a una concezione del mondo totalmente ribaltata rispetto al sentire comune! I paradossi sono evidenti: chi è povero, chi ha fame, chi piange, chi è perseguitato, è tutto fuorchè un beato… C’è il rischio di leggere le beatitudini in una chiave di riscatto dentro prospettiva escatologica: “va beh, si può sopportare anche una condizione di sofferenza su questa terra ma, poi, il Signore ribalterà la situazione e in paradiso chi ha sofferto sarà nella gioia e chi ha goduto sarà nella tristezza”. Non è esattamente così! Ed è evidente nella prima beatitudine, dove l’evangelista Luca così scrive: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio». Ebbene sì: la beatitudine della povertà non è posticipata, è già qui! Ma come è possibile? È chiaro: avendo scoperto la ricchezza che è Cristo! Chi incontra Gesù sul serio trova l’anima e il senso della vita, non c’è più nulla che può piegarlo… Questo mistero è leggibile con nitidezza nell’esperienza dei santi e in particolar modo nei martiri: pur dentro prove insopportabili capaci di pregare, cantare, gioire… Non è eroismo e nemmeno determinazione: è la pienezza che solo la fede può dare! C’è spazio per chiedere con ancor più insistenza il dono della fede… Buona giornata