Ho letto ultimamente questa sentenza lapidaria del fu Umberto Veronesi: “Dopo Auschwitz, il cancro è la prova che Dio non esiste”. Una posizione così dogmatica e categorica, da uno scienziato, mi lascia alquanto perplesso. Soprattutto perché l’ambito interessato dal verdetto esula totalmente dalla materia indagabile con il metodo sperimentale proprio della scienza… almeno il beneficio del dubbio sarebbe stato intellettualmente doveroso. Tant’è… Perché questa citazione? Perché me l’ha suggerita la lettura del Vangelo di oggi. Coloro che stavano seduti ad ascoltare il discorso nella sinagoga di Nazareth e si aspettavano un qualche segno portentoso che dimostrasse la divinità di Gesù avevano lo stesso atteggiamento pretestuoso del medico sopra menzionato. Gesù rivela un Dio totalmente diverso da quello che è inteso dall’immaginario collettivo: non è il despota onnipotente che tutto comanda a bacchetta e aggiusta o punisce le falle dell’uomo… Dio è Padre! E in quanto Padre non può che comunicarsi dentro una figliolanza: solo coloro che in Cristo diventano figli possono riconoscere e contemplare la sua discreta cura paterna. Infatti, Gesù ricorda come nella storia d’Israele i miracoli più significativi non li hanno ricevuti coloro che li pretendevano, ma quelli che nella più profonda semplicità si abbandonavano alla sua bontà: Naaman il Siro e una vedova in Zarepta di Sidone. Due pagani… ma con il cuore aperto. Buona domenica