In questa seconda domenica di avvento, il vangelo ci porta sulle strade di Giovanni il Battista, che con il suo stile ci restituisce tutto il significato del periodo liturgico che stiamo attraversando e ci suggerisce qualche consiglio pratico per viverlo al meglio, e perché sia un punto di partenza per un cambiamento di vita.

Innanzitutto, l’esordio di Giovanni ci predispone proprio a modificare il nostro sguardo sulla nostra vita. «Convertitevi!» dice il Battista. La conversione, parola che in greco suona come metànoia, cioè cambiamento di mentalità, è infatti la volontà di girare i propri occhi, il proprio volto, il proprio cuore, la propria vita, verso un punto diverso rispetto a quello verso cui guarda l’uomo vecchio. La conversione è l’ascolto di qualcuno che ci salva ed è la ferma decisione di seguire quel qualcuno, quell’uomo nuovo, a costo di rinunciare a sé stessi. Quell’uomo nuovo ti cambia la vita perché ti dona uno sguardo nuovo, un modo nuovo di pensare, non attaccato alle maglie del peccato e del male, non agganciato al dominio dell’io.

Poi apprendiamo che la conversione è un atto interiore, e si vede all’esterno attraverso dei gesti riconoscibili, cioè uno che ti vede fare certe cose, capisce che c’è stata in te una conversione.

Il primo gesto è il battesimo, ovvero quel lavacro che è dato in dono per aver scelto di cambiare. Un secondo gesto è la rinuncia alle cose, come simbolicamente rappresentato dai vestiti di Giovanni, come dire che le cose non ci salvano. Un ultimo gesto è la rinuncia al cibo, come a significare che l’unico cibo che salva in realtà è una persona: Cristo, che mandato dal Padre, dona a noi il Suo Spirito Santo, per la nostra conversione.

Buona domenica (II Avvento)