Altrimenti è idolatria (Mc 2,23-28)

«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato».

Nel racconto di oggi il Signore rimette l’uomo al centro e con l’affermazione «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» ci fa riflettere sulle relazioni che abbiamo con Lui stesso e con gli idoli. Nel particolare possiamo affermare che il rispetto del giorno di sabato è una norma ed è importante che ci sia, altrimenti nemmeno sarebbe stata fatta, ma questa non può sovrastare la signoria di Gesù. Egli è sopra ogni norma, la carità è sopra ogni norma, altrimenti siamo di fronte ad idolatria, ovvero amore di sé.

Buona giornata a tutti e un sorriso.

«Ecco l’agnello di Dio» (Gv 1,29-34)

Un tratto caratteristico dello stile di Giovanni è la predominanza delle parole che esprimono un’azione sulle nozioni astratte. Ciò vale tanto per i gesti e i doni di Dio verso l’uomo quanto per la risposta dell’uomo nei confronti di Dio.

Quando si parla della risposta umana, Giovanni non si serve mai di parole astratte come «fede», «conoscenza», «visione», «contemplazione»; la parola «amore» (αγάπη) non ricorre che sette volte. La risposta dell’uomo all’iniziativa salvifica di Dio è quasi sempre espressa da verbi come «riconoscere», «vedere», «accogliere», «venire», «seguire», «credere», «conservare», «conoscere», «amare», «dimorare», ecc. Questo tratto di stile rivela un orientamento. Giovanni non è uno speculativo. Il suo linguaggio è quello del contemplativo che si sforza di esprimere il fatto concreto della rivelazione, vale a dire della venuta di Dio verso l’uomo in Gesù Cristo, e di orientare gli uomini verso una comunione sempre più vera al «dono divino». Profondamente teologo per la rigorosa unità di visione e per la potenza della sua «concentrazione cristologica», Giovanni non costruisce tuttavia un sistema. Raccogliendo una selezione di parole, di immagini e di «segni», in cui traspaia la «gloria» del Verbo incarnato a lungo contemplato (1, 14), egli cerca di comunicare una fede. Egli «testimonia» una realtà, un fatto d’esperienza spirituale: «Perché anche voi crediate»; e attraverso la fede vuole condurre alla luce e alla vita. Come la Bibbia, la sua opera è dominata dal divino Io sono, che ora, incarnato nel Cristo, si svela non per definire astrattamente, ma per coinvolgere e salvare.

Gesù sta con noi (Mc 2,13-17)

«Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

In questo brano di vangelo, la buona notizia è la chiamata universale di Gesù. Il Signore chiama i peccatori e non i giusti, e quindi possiamo ritenerci tutti chiamati, poiché umani, e in quanto tali: peccatori. Questa è una delle più belle novità della fede cristiana, che il Signore si siede a tavola con noi, sempre. Il gesto dello stare a tavola insieme, che veicola una certa intimità, conoscenza, amicizia, non è scontato, ma Gesù parte proprio da lì, per poi guidarci sulle vie della salvezza. Buona giornata.

Quali legami? (Mc 2,1-12)

«Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra».

Nel racconto di oggi assistiamo ad una scena incredibile in cui viene posta in evidenza una grande Fede. Alcuni amici di un paralitico, a causa della folla, scoperchiano un tetto per calare davanti a Gesù la barella con sopra il loro amico. Con stupore il Signore non dice al paralitico «sii guarito», ma «Figlio, ti sono perdonati i peccati» e poi «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». Quale legame c’è tra la Fede degli amici ed il miracolo di Gesù? Quale legame tra la malattia ed il peccato? E quale tra il peccato e la risurrezione? Buona giornata.

Gesù ci è sempre vicino (Mc 1,40-45)

«La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato».

Nel racconto di oggi, il Signore purifica un lebbroso dalla sua malattia. Nella scena che ci troviamo di fronte, vi sono alcune azioni paradigmatiche che descrivono il processo del miracolo. In primo luogo, c’è sempre l’incontro tra Dio e l’uomo e poi c’è una richiesta di aiuto da parte del malato. In questa seconda fase, l’uomo domanda a Dio, che sempre ascolta e ha compassione. Nel caso del lebbroso, Gesù tese la mano e toccò il lebbroso: qui c’è l’inizio del miracolo la riammissione nella società, la vicinanza e non l’indifferenza, il contatto fisico e non il rifiuto per paura della morte. Gesù fa in modo che ci rimettiamo in gioco. Buona giornata.

Funerale: siamo vicini alla famiglia di nostra sorella Carla Rainoldi, che affidiamo al Signore.

Dio salva (Mc 1,29-39)

«Guarì molti che erano affetti da varie malattie».

Nel vangelo di oggi ci sono molti segni che indicano che Gesù è venuto nel mondo per salvarci. Il primo segno, tipo della Pasqua, è quando Gesù guarisce la suocera di Pietro. In quella guarigione si vede una risurrezione (la fece “alzare”) e dalla risurrezione, dalla nostra risurrezione, nasce il servizio: è un frutto. Il secondo segno è la guarigione dei malati senza la volontà di avere la fama: Gesù non ambisce a diventare famoso, ma a guarire le persone, nel corpo, nello spirito e nelle relazioni. Il terzo segno è il motivo della sua venuta: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto!». Buona giornata.