Con la nascita di Giovanni Battista si scardina qualcosa nell’equilibrio millenario della religione in generale e di quella ebraica in specie. Già nella scelta del nome si intuisce che non si fa come sempre si è fatto: «Vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”». Un nome nuovo significa una storia nuova! La religione con tutto il suo armamentario di leggi e di culti conserva se stessa, è ripetitiva, non riesce ad andare oltre se stessa… paradossalmente, arriva fino a chiudere gli orecchi all’ascolto di Dio! La religione è buona solo se è propedeutica alla fede cioè al rapporto vivo con il Signore vivo! San Paolo, parlando della sua conversione, racconta con precisione questo passaggio riconoscendo alla Legge una funzione pedagogica: attraverso la Legge si viene educati all’incontro con Dio! Giovanni Battista è il trattino di congiunzione ideale: è perfettamente conscio del suo essere propedeutico ad un Altro! Predica la conversione per predisporre i cuori all’accoglienza del Salvatore! Quanto è facile, anche per noi oggi, fermarci alla religione e non passare alla fede… Buona giornata