La morte è uno spartiacque fondamentale per la fede: c’è chi la ritiene il trampolino di lancio per la considerazione della necessità di Dio e c’è chi la considera la plateale dimostrazione della sua innocuità. Conosco persone che grazie alla morte di un proprio caro si sono avvicinate a Dio e altre che se ne sono allontanate. Fatto sta che ogni uomo rivolge a Dio la domanda radicale sul senso della morte… Questo atteggiamento è chiarissimo anche nella dinamica del racconto evangelico: da una parte il centurione che va da Gesù e chiede: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva»; dall’altra parte alcuni della casa del capo della sinagoga che dicono: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». C’è chi chiede a Dio il suo intervento salvifico e c’è chi lo ritiene inutile e indifferente… Io credo che il problema sta tutto nella domanda: di fronte alla morte si chiede la rianimazione o si chiede la risurrezione? Da Dio vogliamo l’immortalità o la vita eterna? Gesù, quando parla della morte, la descrive sempre come un semplice “sonno”… per Lui è, in sostanza, un non problema! Chi si dispera non capisce nulla… La vita non è minimamente messa in dubbio da Gesù… forse di questa certezza abbiamo davvero bisogno! Buona domenica