Il brano evangelico non spiega il mistero della maternità di Maria, si limita, con molta discrezione, a farcelo intravedere, come da lontano: il messia è nato da una donna, e chi lo incontra lo trova accanto alla madre. E questo è già significativo: il bambino e la madre non sono separabili.

C’è però un punto che Luca sottolinea, ed è l’atteggiamento della madre nei confronti del figlio, il modo con cui Maria ha vissuto la sua maternità: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (v. 19).

L’annotazione più importante è proprio quest’ultima che abbiamo riportato. Lo stupore di Maria si distingue dallo stupore generale. Anche Maria sente le parole che spiegano l’evento che ella stessa vede e vive. Parole che custodisce nel cuore, dentro di sé. Le parole che in altri suscitano stupore, in lei si fanno ascolto consapevole, pensoso e intelligente: il cuore indica tutto questo. La funzione della madre è anzitutto di «custodire»: il figlio nato da lei, le parole che si dicono di lui, gli eventi che accadono attorno a lui, tutto questo non lo considera «suo» ma semplicemente affidato, da custodire con fedeltà.

E poi «meditare»: il mistero di Gesù, come il mistero di Dio e il mistero della vita, è difficile da comprendere, e comunque lo si comprende a mano a mano che si svolge davanti agli occhi, a mano a mano che lo si vive con fiducia. La comprensione è frutto di un viaggio: un viaggio che si compie rendendosi disponibili, osservando e meditando, soprattutto «partecipando».

(B. Maggioni, «Ecco, io sono con voi…»)