Ora il Signore Gesù è davvero vicino a Gerusalemme; è così vicino che vede la città e questa vista gli fa fare quelle considerazioni che lo rattristano. Gerusalemme non ha compreso ciò che porta alla pace, o meglio ancora “chi” porta alla pace: il Cristo. Gerusalemme pensa di poter fare da sé, come noi uomini pensiamo di potercela cavare con le nostre forze, ma poi cadiamo in ideologie. E quella pace di cui parla l’uomo non coincide più con la vera pace, che è la Sua, ma con una assenza di guerra, che seppur tanto, è troppo poco.
E nemmeno quella ci sarà, perché il Signore predice una catastrofe su Gerusalemme, che poi è una disfatta dei suoi abitanti, oltre che della città. Il tentativo di una pace che non provenga dall’alto, dall’ascolto della Sua Parola, dall’agire il Suo stile, si ridurrà – dice Gesù – in assedi e distruzioni, non solo delle pietre del tempio, ma anche delle pietre vive che costituiscono il popolo di Israele. Pochi hanno riconosciuto “la pace”, pochi sono riusciti a vedere in Cristo e nella Sua vicenda la Salvezza della vita e del mondo intero. Anche oggi, forse, pochi vedono in Cristo questa possibilità di Salvezza totale e cercano di salvarsi da sé poiché il Cristo è nascosto ai loro occhi. Chiediamoci perché e se in questo, noi cristiani, abbiamo qualche responsabilità. Buona giornata a tutti.
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