Prima di addentrarci nel messaggio che il Signore ci vuole consegnare con questa parabola, è bene riportare alla memoria chi fossero i farisei e i pubblicani. I farisei erano gli aderenti ad una setta che predominò nella vita religiosa e civile giudaica negli ultimi tempi precristiani e al principio dell’età cristiana. Si distinguevano da Gesù nell’insegnamento, per un accentuato rigorismo etico e per uno scrupoloso formalismo nell’osservanza della legge e della tradizione mosaica. I pubblicani invece, nel mondo romano, erano gli appaltatori delle imposte, che pagavano allo stato un canone come prodotto di una tassa che poi esigevano per proprio conto dal popolo ebraico. Va da sé che il fariseo era visto dal popolo come giusto, mentre il pubblicano come peccatore doppiogiochista. La parabola che oggi ci viene proposta e che si rivolge a tutti coloro che “hanno l’intima presunzione di essere giusti”, parla proprio di queste due categorie di persone e mette chiarezza su come ragiona Dio e su come invece pensa l’uomo. Entrambi essendo ebrei salgono al Tempio a pregare ma si rivolgono a Dio in modo differente, sia nell’atteggiamento esteriore, del corpo, sia in quello interiore, dell’anima.

Il fariseo già da come si presenta di fronte a Dio è un esaltato, o come direbbe don Bruno Maggioni: «l’è un sgunfiún». Egli ha la presunzione di rivolgersi al Creatore mettendo al centro se stesso, dicendo in modo sottinteso e sottile: «Io non sono come, Io digiuno, Io pago, Io sono giusto perché sto nella legge». In poche parole egli si giustifica da sé.

Il pubblicano invece è un poveraccio consapevole delle sue colpe e pronto anche a ricevere un castigo da Dio pur di avere il Suo perdono. Egli si batte il petto, come a scuotersi l’interno, e dice: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Il suo centro non è se stesso, ma Dio, un Altro, un tu. In poche parole egli si fa giustificare perché sa di non essere dio in terra.

Gesù insegna che questi verrà giustificato, mentre il primo no, “perché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Buona domenica.