Ancora una volta il Vangelo si conclude con un riferimento agli «ipocriti» vale a dire coloro che dicono a parole di attendere qualcuno o qualcosa e, in realtà, sperano che nessuno arrivi e niente accada, per poter continuare a vivere secondo il loro comodo e la loro stoltezza. Non sempre è così per fortuna, tant’è che nella parabola troviamo parole di elogio: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così» ma purtroppo non è sempre così! La tentazione, infatti, “lavora” sul nostro cuore quando ci sentiamo talmente liberi da dimenticarne l’origine, fino a lasciarci andare a una dimenticanza che mette noi stessi e il nostro comodo al centro della nostra attenzione: «Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo…». Ecco allora il richiamo alla vigilanza: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. ». Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. E per tener desto il nostro cuore abbiamo la preghiera che ci aiuta a non cadere nella tentazione. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta… buona giornata, don Michele