Giustamente Giobbe afferma: «I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza». La vita umana è di una precarietà impressionante. nessun uomo può assicurarsi un’ora sola. Basta un niente e l’uomo è prostrato a terra. Ci sono i lutti, ci sono le malattie, ci sono le preoccupazioni, ci sono le angosce… non c’è vita che non si trovi a sperimentare situazioni di questo genere! È giusto agire da stoici e scrollare la testa disillusi e andare avanti indifferenti? Oppure c’ una alternativa od una via di uscita? Beh: il vangelo ci mostra il volto di Dio chino sulle fatiche e le sofferenze umane, tutto intento alla cura e alla guarigione. Ci sono malati, ci sono indemoniati, ci sono poveri: davanti alla casa dove Gesù alloggia si ammassa l’umanità piangente… Molti vengono curati, guariti, consolati… E poi? E poi c’è una scelta stranissima da parte di Gesù: nel momento in cui vede aumentare il numero delle persone che accorrono a Lui, decide di «andare altrove»! Perché? Forse perché la gente sanata basta a rendere testimonianza di quanto avvenuto! È la Chiesa: chiamata ad essere la casa dove vengono portate le sofferenze e sono prese in carico perché la Vita mai venga meno… Buona domenica